martedì 21 giugno 2011

Storia di nebbie e acquitrini (puntata n°10)

"Ci vuole poco a farsi amare nella stagione dei gelsomini, quando fioriscono i giardini... " mormorò Marilena.
Gualtiero la guardò, interdetto. "Ma cosa stai dicendo?"
"Che le  stagioni cambiano" lei gli rispose.
"E allora?"
Lei tacque e tornò ai fornelli. L'inverno cingeva d'assedio la casa, ma non soltanto quella.
Gualtiero non capiva, o fingeva di non capire? Cosa era cambiato in lui? Nulla. Era l'uomo di sempre, ordinato e metodico, che la cercava nelle notti più fredde, in silenzio, riscaldandosi a quel tepore momentaneo che la pelle di lei gli aveva sempre dato. Poi, si addormentava tenendola stretta. Come sempre, come allora nella casa sul fiume.
Ma erano passati gli anni, la casa era stata venduta, avevano comperato quell'appartamento nel casermone di periferia, vicino alla fabbrica. Gualtiero a volte, finito il lavoro, si fermava all'osteria a bere un bicchiere di vino, ad ascoltare i compagni. Ma li ascoltava o ruminando quel suo silenzio, ancorato alla sua abituale visione del mondo, si limitava a valutare la bontà del vino? - si chiedeva Marilena, muovendosi nervosamente avanti e indietro nella cucina, come un inquieto uccello in una gabbia troppo stretta.    
"Mussolini non mi piace", e lo disse aggressiva, portando in tavola il risotto fumante.
"Perché?"
"E' ridicolo!"
Gualtiero affondò la forchetta rigirandola nel piatto e il calore del cibo gli arrossò il viso stanco. "Ha riportato l'ordine" disse.
"Con quali metodi?" e, senza attendere la sua risposta, ostinata, una ruga sottile che le si disegnava tra le sopracciglia, concluse  "e comunque é ridicolo!"
"Un cane ringhioso lo devi picchiare, anche un toro che ti molla un calcio: una legnata e via.Voi donne... Cosa ne capite, voi donne,di quello che succede fuori, nel mondo " e, dopo una breve pausa, seccato, concluse " E, ora, lasciami mangiare in pace... "
Marilena avrebbe voluto rispondergli che l'eco di ciò che stava avvenendo nel mondo, arrivava fino a lei, invadeva la sua cucina, s'insinuava prepotente nei suoi pensieri, la faceva riflettere, rendendola inquieta, dubbiosa, ma il volto di Gualtiero, gli occhi abbassati sul piatto, la mascella rigida che si muoveva mentre ritmicamente masticava, escludevano ogni possibilità di comunicazione, conferendo al silenzio, calato bruscamente sulla cucina, una insolita e fastidiosa sonorità.
(continua... )

http://falilulela.blogspot.com/2011/06/storia-di-nebbie-e-acquitrini-puntata_20.html