sabato 15 giugno 2013

La malattia, passaporto per un altro mondo ?

La malattia, passaporto per un altro mondo (non per 'l'altro mondo')? Avrei fatto volentieri a meno di questa vacanza forzata e non richiesta, ma tant'é...
Data l'inutilità di gestire l'ingestibile, ci si lascia andare alla scoperta di quel nuovo mondo del quale la malattia ci ha dato la chiave d'accesso. E' la nostra limitatezza che ci fa presupporre un unico mondo possibile: il nostro, fatto di un tempo e uno spazio controllabili.
Il corpo si piega alle istanze della malattia, ogni tentativo di controllo diventa inutile e il cambiamento, per esempio quello caratteriale, diventa possibile. Così anche la mia logorante propensone al pensiero razionale, logico, consequenziale si è modificata: non serve a farmi stare meglio sapere che gli effetti collaterali dei farmaci sono la "logica" conseguenza del loro uso.
Sono assolutamente sincera: sembra, infatti, che i parkinsoniani non siano in grado di mentire... Un po' imbarazzante in una società che confonde la sincerità con la maleducazione. E pensare che le bugie pietose erano la mia specialità.
Sono, quasi fossi una diciottenne al primo amore, assolutamente sventata. Ho combattuto contro una caratteriale distrazione per tutta la mia esistenza perdendo chiavi di casa, bruciando arrosti e dimenticando ombrelli, guanti, sciarpe... Ora ci rido sopra perché l'alibi è dietro l'angolo. E' un deficit d'attenzione dovuto alla malattia.
La mia memoria (di ferro!) fa cilecca? Un passato pesante perde pezzi e scopro la leggerezza dell'andare senza uno zaino pieno di pietre sulla schiena. Il futuro fa paura? A chi è sano, ma a chi è malato, e può unicamente peggiorare, una caduta (fatale!) o un infarto possono risultare solo provvidenziali .Ecco che di fronte a un passato che non si ricorda e a un futuro che non c'è, assume il giusto rlievo quel tempo che io non ho mai saputo vivere: il presente.
E non è poco.