venerdì 28 gennaio 2011

E se appendessimo un lenzuolo o un panno bianco alla finestra...

E se appendessimo un lenzuolo o un panno bianco  alla finestra? Ricordate le bandiere arcobaleno, sbocciate sui davanzali a rendere visibile il dissenso di fronte a una partecipazione del nostro Paese al conflitto iracheno, e le lenzuola appese a sfidare la mafia? Una pennellata bianca su città e paesi a indicare il bisogno di voltare pagina e la voglia di ricominciare.
L'Italia non è tutta  a favore del Presidente del Consiglio. Tanti cittadini indignati, privi di strumenti in grado di esprimere le loro emozioni, comunicare le proprie scelte, si chiedono cosa sia possibile fare. Intimidazioni, ormai quotidiane, a giornalisti, a presentatori televisivi, offese, spregio nei confronti delle donne che approdano in Parlamento o occupano poltrone nei Consigli comunali e regionali sulla base dei loro rapporti, diciamo personali, con il Presidente, si susseguono spofondando il Paese in un clima vergognoso, ponendo in pericolo libertà che ritenevamo acquisite.
La maggioranza del Paese è con Berlusconi? I sondaggi ( i loro sondaggi) li danno ancora e nonostante tutto vincenti? E noi appendiamo le nostre bandiere, affacciamoci alle finestre e vediamo chi è il nostro vicino, verifichiamo se prova la nostra stessa indignazione...
Contiamoci!! Forse scopriremo di essere tanti a essere stufi, a essere stanchi di una politica che è uso indegno del potere, arroganza e protervia, circo e impreparazione, ricatto politico e furto e finzione e bugia.
Le rivoluzioni si possono fare anche con un fiore (ricordate i garofani?). Perché non con un lenzuolo?

martedì 25 gennaio 2011

Pagine dall'inferno

C'era un Cristo piccolo sulla parete della stanza. Appeso in alto e crocifisso, come giustamente ci si aspetta debba essere un Cristo in un ospedale. E c'era una luna impegnata a sfuggire all'abbraccio mortale della nebbia che incombeva sulla città. Erano i miei punti di riferimento: la luna per volarmene via su una di quelle scope che negli ospedali non mancano mai e il Cristo per sfogare su qualcuno la mia rabbia e la mia disperazione.
Qualcuno in alto loco, il Padrone dei padroni...
Perché la malattia? La morte ha un senso, conclude il tour: nascita, crescita, riproduzione, e poi morte. Ma la malattia non è logica, soprattutto la condizione del malato cronico è assurda. E' un' invenzioni assurda e lucrosa e l'ospedale è il suo teatro, il tempio che ospita le sue agghiaccianti rappresentazioni. Frantumati in pezzi veniamo scrutati, invasi da cannule, infilati in budelli rotanti, fatti digiunare, sottoposti a interrogatori nei quali si fanno domande, ma non si attendono risposte, si decidono destini...
Poi - l'economi aziendale insegna - si standardizzano procedure, si classificano i malati: quelli silenziosi, quelli rognosi, quelli che hanno già un piede nella tomba  (ma che non si facciano illusioni, si può, si deve restare vivi anche se apparentemente morti). Le statistiche devono dare risultati soddisfacenti, l'ospedale azienda deve funzionare anche se gli infermieri - oberati di lavoro - sbagliano ogni tanto medicina, i medici si danno il turno, quindi ognuno di loro sa soltanto qualcosa del malato che valuta secondo il proprio metro di giudizio e chi lo vede continuativamente è soltanto il compagno di letto che - come in trincea - stabilisce con il vicino gli stessi rapporti di chi condivide una guerra.
Poi ci sono le diagnosi sulle quali si basa la terapia. Ti viene il sospetto - leggendo la tua -che si tratti di un altro paziente, ma ti guardi bene dal dirlo. Anche perché sarebbe inutile: come per gli insegnanti, categoria che conosci avendone fatto parte, i medici non sbagliano mai e quando succede i loro errori se li ingoia la terra.
Ti curano il pezzo di loro spettanza: nel mio caso il cervello. E il resto? Lo stomaco che ti fa male, la pancia che si contorce? Gli spasmi che ti attanagliano?  Non li riguarda, non sono gastroenterologi e la tua patologia non prevede spasmi di questa portata. Le macchie tipo orticaria? "Al suo ritorno a casa vada da un dermatologo" e "si muova, non s'impigrisca" e mentre tenti di spiegare che non ti reggi in piedi sono già usciti dalla stanza veloci come folletti, mentre tu ripiombi sul tuo letto di pene e guardi il Cristo e ti sembra se la rida, conscio che scacciare i mercanti dal tempio non avrebbe più senso perché i mercanti e i loro templi hanno conquistato il mondo. Ormai.

Boh! Forse non ho capito? Possibile, ma improbabile

"Brava, bravissima... "  e le gambe sollevate a fatica ripiombano sul letto. L'ottimismo è d'obbligo: il malato deve migliorare. Se non si scoprono le cause della sintomatologia, l'importante è sedare i dolori. La prima volta che ti vedranno in piedi, magari arpionata a un deambulatore, arriverà un altro "brava" (alle foche al circo  almeno un pesce per gratificarle, a me nemmeno un cioccolatino). Intanto prelievi ti dissanguano, mostri d'acciaio ti accolgono nel loro ventre infilata come una sardina nella bocca di uno squalo. La macchina ti scruta nel cervello.
Poi sfilze di dati misteriosi che non sembrano precludere ancora al rimbambimento totale. Qualche neurone solitario e un po' smarrito circola ancora. Aghi nei polpacci, volti meditabondi, marker tumorali attirano l'attenzione: uno è alto, ma s'ipotizza sia falso. Che significa? Non dovrebe preoccupare, ma m'inquieta.
Non c'è da preoccuparsi: ci sono batterie di psicofarmaci che trasformano la preoccupazione in ridarola o rimbambimento. Quando hanno tutti i dati (o quelli ritenuti essenziali) il conto non torna: l'individualità riprende il sopravvento e la diagnosi è dura da stabilire: a me tocca in dono un generico abbassamento del tono dell'umore che trattato con uno psicofarmaco a base di ser/tralina nonostante la promessa di serenità implicita in quel prefisso ser mi  fa ritrovare dopo pochi minuti alle prese con un elettrocardiogramma perché il mio cuore non ha gradito. Le domande irritano i medici, l'origine dei terribili attacchi crampiformi è ignota anche se si stanno stabilizzando in orari e schemi ricorrenti. Si è depressi a ore fisse? Dalle due alle tre? Pensano sia una battuttacccia ma è formulata in tutta innocenza.
L'importante sarebbe riattivare la muscolatura. Ci vorrebbe un fisiatra, ma non arriva. Lo consulterò dopo all'uscita dall'ospedale. Alcuni esami mancano, in attesa di referto, ma il tempo stringe e il mio letto aspetta un altro paziente. Mi salutano sorridenti, la mia vicina di letto mi osserva piegarmi per un ennesimo attacco di quelli che mi hanno fatto ricoverare. Non fa commenti, come non ne ho fatti io vedendo la vicina, che l'aveva preceduta, entrare piegata ad angolo acuto, uscire piegata ad angolo retto.
Boh! Forse non ho capito. Pochi neuroni? Possibile, ma improbabile.