lunedì 8 luglio 2013

Per fare un tavolo ci vuole il legno...

"Per fare un tavolo ci vuole il legno, per fare il legno ci vuole l'albero… " cantavo ai miei figli bambini e, se non ricordo male, risalendo di passaggio in passaggio, finivo per arrivare a una sorta di punto di partenza: un fiore. Non era però rappresentativo soltanto di una bellezza narcisistica avvitata su se stessa e quindi inutile, era anche fonte di utilità, funzionalità. Penso che una canzone possa far parte, a pieno titolo, di un percorso educativo/formativo.
Proviamo allora partendo dalla crisi a risalire…
Se per fare un albero ci vuole il legno, per "fare" una crisi come quella che stiamo vivendo ci vogliono più elementi: finanza "allegra", mercati non regolamentati, deficit e Debiti pubblici molto elevati, imprenditori (nell'economia reale) che abbiano preso a modello Marchionne, non certo Schumpeter, e lavoratori (o nuovi schiavi?) disposti a prestare la loro opera per dodici ore al giorno accontentandosi di stipendi da fame. E poi c'è voluta l'Europa e, naturalmente, l'euro e la Bce (l'unica Banca centrale abilitata a emettere moneta), ma anche una Germania virtuosa, non trascurando le economie emergenti, quelle con incrementi del prodotto interno lordo a  due cifre (Cina, Brasile, India ecc.), nonché, ciliegina sulla torta, per propagare il contagio della crisi a tutto l'Occidente, la globalizzazione.
La Finanza, anche quella seria, è nata nelle banche d'investimento, non in quelle che erogavano il credito al consumo e alle imprese, operando con regole tecniche e normative poste a tutela del risparmiatore. Rischi minori, guadagni contenuti.
Cosa produceva materialmente? Nulla, non a caso la finanza è stata chiamata "economia di carta". Ma i banchieri si accorsero che eliminando le leggi esistenti e creando sofisticati e nuovi prodotti finanziari (i derivati), in grado di consentire scommesse su ogni rischio, non ci sarebbero stati più limiti ai guadagni... Però nemmeno ai rischi.
Fu sufficiente che il mercato immobiliare Usa arrestasse la sua corsa al rialzo e che qualcuno non pagasse alla scadenza la rata del mutuo, stipulato per finanziare l'acquisto della casa, per provocare il… disastro, quello che poi si rivelò essere solo  l'inizio del disastro. Le grandi banche d'affari (sporchi, molto sporchi) mostrarono tutta la loro fragilità. Alcune fallirono, altre furono salvate a spese del Bilancio federale Usa con l'intervento della Fed.
Crollò il mercato immobiliare, salì la disoccupazione e la crisi si propagò all'Europa. I "derivati" da  prodotti innovativi diventarono prodotti "tossici" mettendo in crisi tutto il sistema bancario. Reperire capitali sul mercato diventò un problema per i privati e per lo Stato. Le agenzie di rating declassarono i Paesi, come il nostro, più esposti sotto il profilo del Debito pubblico. I tassi d'interesse cominciarono a salire, differenziandosi (spread) a seconda del "rischio Paese".
E per "fare" la finanza allegra, deregolamentare i mercati e ben guardarsi dal regolamentare i prodotti derivati, cosa ci volle? L'assenso della classe politica. E per ottenere tale assenso, in netto contrasto con gli interessi dei cittadini? La corruzione.
Ora qualche responsabilità comincia a delinearsi.
Ricordate nel 2001 l'introduzione  dell'euro? Politici ed economisti - Prodi in testa - a spiegare a noi poveri grulli che mai più avremmo subito fenomeni inflattivi, che l'Europa ci avrebbe difeso, tutelato... Ci ritrovammo invece con stipendi e pensioni dimezzati in termini di potere d'acquisto e "patrimoni" raddoppiati. L'euro, moneta nuova di pacca, riproponeva le vecchie ingiustizie? Problemi di poco conto, aggiustamenti iniziali dovuti al processo d'integrazione europea appena avviato - ci dissero, e noi ci cascammo come idioti.
E per "fare" quel Debito pubblico, una voragine sempre più profonda che inghiottiva la ricchezza del Paese, asservendoci ai giochi(?) della speculazione e all'andamento dei tassi d'interesse, cosa ci volle, se non un uso di nuovo "allegro" del pubblico denaro.Elargito a piene mani a una "casta" di politici corrotti, litigiosi e sostanzialmente incapaci di gestire il Paese. Il sistema, quell'intreccio di tangenti, affari e malaffare scoperchiato dall'inchiesta giudiziaria "Mani Pulite" , non solo non venne estirpato, cancellato ed eliminato, ma negli anni successivi fu perfezionato  facendo della corruzione (di nuovo la corruzione) il suo punto di forza.
Intanto l'Europa, realtà unitaria soltanto sotto l'aspetto monetario, si dotava di organi normativi, consultivi e di controllo che si rivelarono costosi, misteriosi e sempre più lontani dalla "gente". Creata la Banca centrale europea, si decise che sarebbe stata l'unica abilitata a emettere moneta. Chi lo decise? La Germania che, memore di Weimar, fece prevalere l'istanza della difesa del potere d'acquisto dell'euro rispetto a quella dello sviluppo economico. 
Mentre l'America salvava le sue banche emettendo moneta, i paesi europei (come la Spagna, la Grecia, l'Italia  e via dicendo) si trovarono con le mani legate a pietire la carità dell'Europa virtuosa: quella con i conti in ordine, i ministri a fare i ministri e  i comici a calcare le tavole del palcoscenico, non in Parlamento; quella decisa a tenere ben stretti i cordoni della borsa; quella che ci fece firmare il "Patto di stabilità"; quella di cui rischiamo di diventare poco più di una colonia.
Per "fare" la corruzione cosa ci volle? Denaro, un fiume di denaro "sporco" e...una nuova morale.
Una nuova morale per giustificare il furto, consentire di mentire agli elettori, sottrarre redditi al fisco, delocalizzare non per salvare un'azienda, ma per incrementarne i profitti, licenziando migliaia di lavoratori. Tutto in nome del nuovo valore fondante della società: il denaro. Tutto sembra ora franare, crollare… Eppure qualcosa è necessario fare. Fare?! Oh, dimenticavo: è Letta che si è, si sarebbe assunto, questo impegno. Peccato che sul suo cammino incroci sistematicamente (e sì che l'uomo non è certamente un colosso!) l'onnipresente Berlusconi che, braccato dalla Magistratura, è disponibile a togliersi dai piedi a patto che i suoi comportamenti vengano considerati peccati, ma non reati. Ma Montesquieu e la separazione dei poteri? Accantonati o "rottamati" come suggerisce un certo Renzi, comunista non ortodosso; pardon, piddino che dell'ideologia se ne fa un baffo. Lo vogliamo capire che importanti sono gli  obiettivi e i programmi?
Non riesco a essere d'accordo, se la morale cambia è da qui che dovremmo ripartire.
Se la Palma d'oro della responsabilità della crisi deve essere assegnata ai politici corrotti e all'avidità di denaro dei banchieri (ma ci sono altri premi di consolazione da distribuire a una folta platea) la politica sana - ispirata a principi di solidarietà, equità e correttezza - deve ritrovare il suo spazio e gli onesti, i tanti onesti che abitano il Bel Paese, recuperare l'orgoglio di appartenenza a quello spazio.
Mi rendo conto che ho fatto solo un tentativo, non sufficientemente approfondito, di analisi delle cause della crisi in atto e che bisogna fare in fretta, soprattutto nel campo del lavoro, ma senza  considerare prioritaria quella che Berlinguer chiamò "la questione morale"... non vedo soluzioni.