martedì 5 luglio 2011

Storia di nebbie e acquitrini (puntata n°19)

L'ultima volta in cui Gualtiero era ritornato al paese, approfittando delle festività pasquali, aveva colto in quella tavolata allestita sull'aia, all'ombra di quell'albero di noci secolare, i primi segni del disincanto...
Le donne andavano avanti e indietro come sempre, quasi fossero formiche intente a trasportare provviste per l'inverno, reggendo tra le mani i piatti dove fumavano e profumavano i tortelli di zucca, l'agnello, le patatine novelle ben rosolate. Gli uomini assaggiavano per primi, anche perché nessuno di loro si alzava a servire, limitandosi a scegliere il vino e a stappare le bottiglie, poi, la bocca ancora piena, era stato l'uomo più anziano a esprimere il suo giudizio.
"Come li fa tua madre i tortelli, mio caro Gualtiero... " aveva detto suo padre e gli occhi di sua madre erano diventati lucidi d'orgoglio.
"Approfitta, servitene in abbondanza" aveva aggiunto, passandogli il piatto di portata; poi, rivolto all'Adenore, il figlio della Rosina, gli aveva ordinato: "Vai in cantina e prendi un paio di bottiglie di quelle che ti ho fatto mettere da parte questa mattina. E, mi raccomando, attento a non romperle!"
Pochi minuti dopo avevano sentito quell'inconfondibile schianto di vetro rotto e il bambino era spuntato, umiliato  e spaventato, dalla porta di casa: a mani vuote.
"L'era stiupid de fiol dela lupa, e l'è stupid de balila" aveva detto suo padre, aggiungendo, mentre faceva cenno al cugino più grande di alzarsi "e non è il solo. Non basta una divisa a fare di una testa vuota un uomo con i piedi per terra".
Sulla tavolata era calato il silenzio, interrotto nuovamente dalla voce, questa volta ironica del vecchio patriarca, che aveva detto: "Non sarebbe il caso che una piccola italiana o una giovane italiana  si alzasse per raccattare i vetri da terra, o vogliamo aspettare che qualcuno si faccia male?"
Poi, aveva scosso la testa e rivolgendosi a Gualtiero, che gli sedeva accanto, aveva borbottato pensieroso:
"Ora che Desmo non c'è più... ", ma lui l'avevo interrotto subito dicendo, le mani appoggiate sul tavolo che si stringevano a pugno: "Se fosse stato a questa tavola, a questa festa, avresti parlato diversamente".
"Sarei stato zitto, ma avrei pensato ciò che ho detto. Sono troppo vecchio per credere  alle favole... Vivere in campagna, spaccarsi la schiena arando, trebbiando, seminando è una guerra, oh questo nessuno meglio di me può saperlo! Ogni tanto una battaglia vinta, sì, ma poche e a duro prezzo... E non è bastato 'Lui' a torso nudo e falce in pugno a farci vincere la 'Battaglia del Grano'! Così l'ha chiamata, perché battaglie e guerre Lui le ama, tanto non le fa... "
Tremebondo, lo zio Aldo, fratello di suo padre, aveva continuato a guardarsi intorno, quasi a verificare che non ci fossero orecchie estranee alla famiglia a sentire quello sfogo, borbottando alla moglie, seduta accanto a lui: "Ci farà passare un  guaio, prima o poi ... "
A quel punto, la madre di Gualtiero era intervenuta dicendo:
"Non roviniamoci la festa, oggi ho saputo che diventerò di nuovo nonna... " e, alzando il bicchiere, aveva concluso con quel "brindiamo, brindiamo... " che aveva raggelato Marilena, già turbata da quanto era successo.
Pallida e magra, stonata in mezzo alle cognate, corpulente e chiacchierone, con quel suo abito di seta a fiori rossi e la borsetta elegante - l'unica, tra le donne sposate, a non portare il grembiule allacciato sui fianchi e a non rimbrottare, allattare o a seguire con lo sguardo un figlio - non aveva fatto sentire la sua voce, limitandosi a stringere la mano del marito quando il suocero aveva fatto il nome di Desmo. Ora, all'annuncio della suocera, sgomento e invidia le erano dilagati nello sguardo, mentre la mascella di Gualtiero si contraeva  e le donne di casa si alzavano tutte per andare ad abbracciare la futura madre, che raggiante, anche se un po' vergognosa, si accarezzava il ventre che cominciava a d arrotondarsi.
(continua... )
http://falilulela.blogspot.com/2011/07/storia-di-nebbie-e-acquitrini-puntata_03.html