Sarebbero
parole, solo parole invecchiate in una soffitta polverosa, arse dal
calore dell’estate o ghiacciate dal gelo. Parole di bambina, piantate come coltelli da un
prestigiatore troppo sicuro a un soffio dal viso, a fare da corona a una povera Crista. Nata male, cresciuta
peggio, cosa ti aspettavi? Di rompere la catena del dolore, di dare leggerezza
al marmo? Non sei Canova, piccola mia, non sei Canova, non puoi dare al tuo
dolore muto l’urlo che il marmo aggredito da mani d’artista lascia affiorare. Non puoi.
Hai tentato, di questo devo darti atto. Hai battuto strade sconosciute,
hai affrontato il mare e le sue tempeste. Hai creduto che bastasse l’amore e ne
hai dato a piene mani.
Ora non ne hai più…
Ora sei fredda, dura e vecchia. Hai capito, hai capito che
le parole non dette superano di molto quelle dette; hai capito che sono
ammuffite, tarlate come abiti di seta. Suonano estranee perfino alle tue
orecchie, e sai che sarebbero gracidio di rane sul bordo di un acquitrinio, non
canto d’uccello, non coro di cicale rintronate di sole.
Lasciale stare dove sono, lasciale morire in pace. Con te.
Non eri tu quella destinata a spezzare la catena, tu hai
dovuto portarla, anche se avevi spalle esili, da bambina prima, da vecchia che
la malattia ha piegato, dopo. Non eri tu quella destinata a parlare, a te
spetta il silenzio. Lo so che non è giusto, ma la giustizia è rara, è delicata
come pizzo… E’dono che sotto il tuo albero di Natale nessuno ha posto.
Perché? Ora non fare più domande, perlomeno non quelle che sai
che non avrebbero risposte.
Ora non leggere più per capire e capirti. Ti era sembrata
una bella sintesi per ingabbiarci dentro una come te che aveva riempito le pareti
della sua casa di libri. Ora sai che non capirai più, e che se dovessi capire
non servirebbe a nulla. Ci sarà un altro
tempo, ci saranno altri libri, altre parole, altre persone a dire le cose che
tu non hai detto, a sanare l’ingiustizia che tu hai subito… Questo lo sai.
Di questo sei certa, come sai che le parole, quelle giuste
saranno fuoco, lava, lapilli che solo il mare riuscirà a spegnere.
I vulcani prima o poi esplodono: sono fatti per incendiare
il mondo, sommergere terre emerse e farne affiorare altre, nascoste negli
abissi. Loro (i vulcani) possono.
Tu no. Accettalo e smetti di soffrire…