mercoledì 25 novembre 2015

Donne e violenza

In questa giornata tersa come il cristallo, quante donne si sono alzate dopo una notte insonne, passata  accanto al compagno, tormentate dalla paura, infiacchite dalla sensazione di non valere nulla, di meritarseli quegli schiaffi  di cui portano ancora i segni  sul volto? 
Tante, troppe.
Come aiutarle, quando è già difficile capirle. Legate le une alle altre da quel balbettio comune:  “Non è cattivo, a modo suo mi vuole bene … Forse, è colpa mia”, sembrano sperse in un mondo arcano, un mondo che nessuno dovrà conoscere perché lui, il mostro, cambierà, deve cambiare. Loro, le donne maltrattate, offese, minacciate diventeranno più attente, capteranno prima i segnali della burrasca in arrivo, sopporteranno, insegneranno ai bambini a non far rumore, a non fiatare perché “il babbo è stanco”, ha lavorato, è nervoso. Lui. Lei, la madre no, la madre, spesso casalinga, non lavora, come se il carico di lavoro domestico non essendo remunerato, non avesse diritto di cittadinanza. Oppure lei, la donna, lavora: se lo è trovato il  lavoro, quando ha deciso di andarsene, di lasciarlo quell’uomo violento, di sottrarsi al clima di paura che aleggiava sempre sulla casa, al balbettio  confuso dei bambini che le chiedevano se il babbo fosse “cattivo”. Ha conosciuto un uomo, un collega, ma si è accorta che il marito le sta dietro come un segugio.
Se lo trova davanti all’improvviso, come se l’avesse partorito il buio. La minaccia, ha visto le sue mani strette a pugno, danzarle davanti agli occhi e ha avuto paura. Di nuovo, come sempre.  Quante sono le donne che pur avendo trovato la forza per andarsene, continuano a vivere nella paura? 
Tante, troppe.
Quante vengono uccise in una mattanza che sembra non avere fine? 
Tante, troppe.

mercoledì 18 novembre 2015

Monsieur le Président

Come tutti i vecchi, sono nostalgica e portata a rintanarmi, nei momenti peggiori, nel passato... La mia generazione ha perso - lo diceva anche Gaber - ma tanti della mia generazione hanno lottato contro la guerra (allora quella del Vietnam), contro il concetto di guerra, contro l'idea di guerra, fredda o calda che fosse. Ho visto tanti fiori ricoprire il sangue nelle strade di Parigi e mi è tornata alla memoria l'immagine - riportata da un giornale negli anni '70 - che immortalava un ragazzo colto nell'atto di  infilare dei fiori nella bocca di un cannone; il tutto sotto lo sguardo truce di uomini in assetto di guerra...
Non serve essere spietati, monsieur le President, occorre essere fermi; lasciamo la spietatezza agli assalitori, non è un valore da imitare e di cui andare fieri. Sarebbe stato meglio non spartire con i soliti noti i lucrosi proventi del mercato delle armi, tagliare le fonti di finanziamento all'Isis,  non acquistando petrolio dal Califfato solo perché costa qualche dollaro in meno al barile, rafforzare i controlli di polizia... Sarebbero state scelte migliori....

venerdì 6 novembre 2015

E' solo una brutta giornata...

Marinella irrompe sulla scena di "About Parkinson" ponendo due domande: "COSA E' PER VOI VIVERE?" e "E' VITA LA NOSTRA?" Posso tentare di risponderle per quanto mi riguarda.
Ci sono mattine, in questo inizio di autunno, in cui tutto è (sembra?) grigio, le colline sono solo terra e sassi protesi verso il cielo, l'erba è secca, i roseti sfioriti. Dietro a noi, sulla strada già percorsa, giacciono i nostri sogni. Infranti. Davanti a noi un muro di nebbia ingoia il sentiero. Vivere è andare avanti, affrontare quel muro, scoprire cosa ci sia dietro.Vivere è non essere morta, ed  è, quindi,  poter cambiare, sfuggendo al cappio del destino, essendo, almeno in parte, ancora autrice di questo destino. Dal Parkinson non si può guarire, e la malattia è orribile: penetra dentro di noi e tutto sconquassa. Mina il fisico, ruba l'anima, cambia il carattere, ma... ma, se non possiamo liberarcene, possiamo, potremmo almeno stabilire le modalità con cui conviverci. E' difficile, lo so, ma non impossibile.
"E' vita la nostra?", chiedi. E' una delle tante vite possibili... Siamo in buona compagnia con i diseredati della Terra... "Almeno sperano, loro, i diseredati". E noi, no? La speranza non ce la toglie nessuno. "E' pura  illusione", dici? Forse no: prima o poi mister Pk verrà preso al laccio e segregato nella prigione più buia. Per sempre, per sempre. Nell'attesa noi VIVIAMO, con le ancora nostre emozioni. Quelle, nessuno ce le potrà strappare... E, ora, bando al bla, bla, come giustamente chiami tu, Marinella, ogni emorragia di parole, e permettimi di abbracciarti e dirti: " Su, coraggio, è solo una brutta giornata... "