giovedì 20 agosto 2009

Romanzo a puntate I Dellapicca

"Zastros, Zaastrooos... "
La voce di sua madre gli arrivò all'orecchio, portata dal vento, mentre con altri due ragazzini lottava rotolando nella polvere.
Si fermò, esitante, e il pugno lo colse di sorpresa, atterrandolo. Si voltò furente sibilando "Vigliacco", gli occhi ridotti a due fessure dorate che comunicavano bagliori di odio, ma i due erano già in piedi, in fuga, sollevando polvere che, ultima umiliazione, gli si depositava sul viso mischiandosi al sudore e al moccio che gli scendeva dal naso.
"Zaastrooos...".
"Vengo" borbottò alzandosi e incamminandosi verso il sentiero sterrato che portava alla casa in pietra di cui s'intravedeva il tetto e dalla quale, avvicinandosi, giungeva un suono di violino e chitarra, nonché lo scalpiccio che produce un impiantito di legno percorso da ballerini.
Dopo pochi minuti sotto il porticato si stagliava la figura di sua madre: l'abito della festa con le stringhe incrociate a sorreggere e mostrare il seno ampio che scoppiava dal corsetto. Il volto, arrossato dal cibo e dal ballo, tondo e pieno, sotto il fazzoletto annodato dietro e portato basso sulla fronte all'uso slavo.
"Brutto figlio di un diavolo rabbioso, guarda come ti sei conciato. Hai fatto a botte di nuovo? Manco al matrimonio di tua zia sei capace di comportarti come si deve? Guarda il tuo vestito nuovo" e,prendendolo per un orecchio, concluse, trascinandolo all'interno della casa, lungo il corridoio buio che portava a una grande sala "Sarà tuo padre a punirti".
"Blanko, Blanko guarda come si è ridotto tuo figlio... Ha fatto a pugni come al solito!" e la donna si fermò, le mani sui fianchi davanti al marito che stava innalzando il bicchiere e inneggiando ai due "novizi" che, arrossendo, sorridevano e ringraziavano.
" Ha ragione tua madre, figlio mio... " ma il ragazzino, mentre lo sguardo si rifaceva sfuggente come quello di un gatto selvatico, mormorò "Erano i fratelli Sokol!" prima di piantarsi davanti all'uomo in attesa. "Sei sicuro?" e l'indolente mollezza dell'uomo scomparve di colpo, mentre afferrato il ragazzino ripercorreva con lui il corridoio sbucando sotto il portico e lanciando un lungo sguardo indagatore tutto intorno. "Hanno osato avvicinarsi e, da quei vigliacchi che sono, attaccarti in due contro uno, ma conoscendoti... sono sicuro che gli avrai fatto mangiare la polvere..."
Il ragazzo taceva evitando lo sguardo del padre che, dopo aver nuovamente lanciato uno sguardo in direzione del bosco agitando minacciosamente il pugno, e aver detto al figlio " Eh, tua madre..." senza attendere la risposta del ragazzo, continuò: "Sì, lo so, lei vive nella paura, ma è una donna, figlio mio!" e, ridendo e allungandogli un buffetto sulla testa, concluse "Le femmine, ancora non lo sai, sono il miele - quello migliore, d'acacia - nella vita di un uomo, ma l'onore è il sale. Un uomo senza onore è come una minestra senza sale: insulso, insipido!"
Il ragazzino ascoltava attento. Silenzioso.
"E, ora, rientriamo e godiamoci la festa, il bello è appena cominciato!"
La madre, uscita a cercarli, li incrociò lungo il corridoio. Sospettosa. Il marito le mise un braccio intorno alla vita e chinandosi le sussurrò all'orecchio "Non preoccuparti per il ragazzo: è un maschio ed è arrivato il momento che sia io, io suo padre, a educarlo. Non vorrei me lo trasformassi in una donnetta. E ora andiamo a ballare che questa è la canzone che hanno suonato anche al nostro matrimonio..."
La donna al suo fianco ridacchiò, lanciandogli un'occhiata invitante, gli occhi chiari che brillavano nel viso scurito dal sole, azzurri come il mare che occhieggiava tra i rami degli alberi laggiù dove le colline si adagiavano come gatti accucciati a bagnarsi le zampe nell'Adriatico. Il sole calava lentamente sul paese abbarbicato alla collina e sui boschi che scendevano rincorrendosi giù, giù fino al mare che circondava la penisola istriana.(continua...)