sabato 2 luglio 2011

Storia di nebbie e acquitrini (puntata n°17)

Si erano sposati e lei, Marilena, del suo matrimonio conservava nella memoria una serie di immagini in bianco e nero. Poco bianco: la torta inzuccherata, il fascio di margherite tra le sue braccia  (insolito bouquet che aveva raccolto fiore a fiore nei campi) e quell'abito (complice la solita Rosina, che nemmeno in quell'occasione gioiosa aveva rinunciato a un vestito grigio ferro, appena ingentilito da un collo di pizzo) lungo e morbido che le scivolava addosso, lasciando scoperta la punta delle scarpe, di capretto color latte con il cinturino alla caviglia. In testa un velo semplicissimo, trattenuto da una coroncina  di margherite minuscole. E, intorno, il mare delle camicie nere... Tante, troppe, venute anche dai paesi vicini, in omaggio agli sposi, ma soprattutto in segno di rispetto per Desmo, testimone e migliore amico dello sposo.
Uscita dalla chiesa al braccio di Gualtiero, alzando gli occhi verso il cielo e vedendo quei pugnali incrociati sotto i quali erano passati di corsa, aveva riprovato la sensazione che per anni l'aveva tormentata in collegio: tra lei e il cielo sbarre, di nuovo sbarre a delimitare uno spazio chiuso. Una nuova prigione? Ma Gualtiero al suo fianco le aveva sorriso, gli invitati avevano applaudito, il riso le era scivolato nella scollatura facendole il solletico e quella sensazione si era dileguata, come una nuvola estiva all'orizzonte non è presagio di temporale se si sfalda in fretta e il vento la disperde.
Poi c'era stato il banchetto di nozze: strozzapreti, salsicce, passatelli e, a esaltare il gusto di quei miracoli ottenuti 'tirando la sfoglia' fin dalle prime luci dell'alba, il brodo. Tagliata la torta nuziale, Desmo aveva alzato il calice alla salute degli sposi, borbottando, ormai ubriaco: "Figli maschi in abbondanza... , ma non dimenticare, tra le braccia della tua bella sposa, gli altri tuoi doveri di fascista. Se siamo disposti a perdonare la tua mancata partecipazione alla 'Marcia' - e a queste parole gli uomini presenti erano balzati in piedi, il braccio teso nel saluto fascista - non ti consentiremo altre defezioni. Ci aspettano alcune spedizioni per ripulire il paese da quei topi di fogna... Li faremo cagare anche le budella... " aveva concluso, ricadendo a sedere pesantemente, la testa che gli ciondolava sul collo, mentre la tavolata esplodeva negli applausi.
" Ma è vero che usate l'olio di ricino per... " lei aveva chiesto al marito, e lui l'aveva rassicurata dicendo: "E' ubriaco, non lo vedi. Desmo, come al solito, ha bevuto troppo." Poi, aveva aggiunto: "Ora abbiamo altro da fare noi due... " sorridendole allusivo, mentre si alzava a ringraziare tutti i presenti e prendendola per mano la faceva salire sul calesse infiocchettato, afferrando le briglie.
Avevano percorso la strada che portava alla loro casa sul fiume e si erano seduti come allora, la sera in cui si erano conosciuti, sull'argine... Avevano fatto l'amore mentre le prime ombre della sera si allungavano sulla campagna, il vestito e il velo da sposa sull'erba, chiari come una vela bianca su un mare verde.
(Continua... )
http://falilulela.blogspot.com/2011/06/storia-di-nebbie-e-acquitrini-puntata_30.html

Visione del tutto personale della scrittura, nulla di accademico:
http://falilulela.blogspot.com/2008/12/il-potere-della-scrittura.html