venerdì 12 dicembre 2008

Precarietà sotto l'albero di Natale

Mamma smettila! E dai, finiscila!" La voce di mio figlio trasudava fastidio e irritazione.
"Tutto ciò che non riconquistiamo ogni giorno, ogni giorno lo perdiamo. Guarda cosa sta succedendo a livello sindacale. Stanno restituendo le tessere in massa e non capiscono che è un errore" risposi, didattica per deformazione professionale, continuando a stirare.
Uscì, sbattendo la porta.

Ripiegai la camicia. Nel mondo della scuola il sindacato CGIL non aveva mai avuto molto seguito ma, ora, da quando erano stati istituiti i Cobas, sindacati autonomi di categoria, e l'aggravio di ore di lavoro e di adempimenti si era fatto imponente, le tensioni si erano fatte palpabili. Ma erano stati i famigerati “accordi di Luglio”, con i quali CGIL, CISL e UIL avevano accettato, nel 1992, l'eliminazione definitiva della scala mobile a segnare un punto fondamentale di non ritorno.
Ricordavo Trentin con lo sguardo basso il giorno in cui, giustamente, presentò le dimissioni per aver siglato quell'accordo.

Un anno dopo i sindacati confederali si accordarono per un sistema di relazioni sindacali improntato alla collaborazione con le organizzazioni padronali. La chiamarono "concertazione", ma la musica non la scelsero più i lavoratori.
Gli iscritti avevano cominciato a restituire le tessere. Il sindacato s'indebolì. Io mi sgolavo a ripetere di resistere, criticando gli errori che erano stati fatti, ma dall'interno. I lavoratori si sentivano al sicuro: contratti a tempo indeterminato, ferie pagate, maternità tutelata. Assenze per malattia? Pure. Nella scuola non ti avrebbero licenziata anche se avessi passato le tue ore a giocare a carte con gli alunni. ( E qualcuno, anche se pochissimi, lo faceva)C'è un proverbio delle mie parti che dice: "Non tagliarti il naso perchè il sangue casca in bocca"

Criticare dall'interno, ma non lasciare trasparire nulla all'esterno. La dannata litigiosità della sinistra, idealmente migliore e quindi più delicata, vulnerabile, fragile...di fronte a chi, come il mercato al quale si assimila, fiuta soltanto l'odore dei soldi. Comprimere il costo del lavoro per guadagnare di più, ma soprattutto rendere il lavoro flessibile, farlo dipendere dai ritmi di produzione, dal volume delle scorte in magazzino, dalle innovazioni tecnologiche. Ma, Cristo, i bisogni di chi lavora non sono flessibili, almeno non quelli primari. Come il Titanic che si sollevò in diagonale, prima d'inabissarsi, la concertazione portò, in pochi anni a quella tragica legge che va sotto il nome di Legge Biagi, normativa che fece, in pochi minuti, piazza pulita di decenni di faticose conquiste sindacali. Ottima la pensata: data la difficoltà di licenziare trovarono il modo di evitare le assunzioni, istituzionalizzando la precarietà.

Ovviamente la legge fu salutata come validissima soluzione al dramma della disoccupazione.
Ti assumo - si disse al lavoratore - ma per pochi mesi; poi si vedrà. Il rinnovo del contratto ? Dipenderà. Da cosa? Da tanti fattori e qui il discorso si fece fumoso: sei incinta? E no ragazza mia! non ci si dà alla pazza gioia in pendenza di contratto a tempo determinato...Sei bravissima, ti sei impegnata allo spasimo? Hai anche un master? Appena il mercato lo consentirà, ti chiameremo. Grazie e arrivederci.

Grazie e arrivederci, ragazzi che avete pensato che le sicurezze fossero state conquistate una volta per tutte. Le certezze sono, come le banche americane, crollate una dopo l'altra. E non erano birilli. Sotto l'albero di Natale in confezione natalizia, quest'anno bombe a orologeria. A voi, ragazzi, il duro compito di disinnescarle.