sabato 14 aprile 2012

Antipolitica?

Che spettacolo penoso: l'anziano leader, gonfio e traballante, pronuncia a stento parole poco comprensibili mentre il popolo leghista agita le scope che spazzeranno via lui, Bossi, e la sua famiglia.
"Siamo vittime di un complotto (anche loro?)" tenta di dire, e "Siamo stati sfortunati... ". Il cerchio magico degli affetti si è rivelato per ciò che era: un intreccio di interessi legati alla figura del vecchio padre e marito malato... e usato. Era conscio della situazione? Presumo che, più o meno confusamente, lo fosse.
Ma Bossi non è solo un uomo malato e un padre deluso e "tradito": è anche un Ministro del Parlamento italiano, coinvolto nell'ennesimo episodio di ruberia. Che fine ingloriosa per chi aveva puntato il dito accusatore su Roma ladrona! Ora, sotto il profilo penale, se ne occuperà la Magistratura, ma i limiti di una politica pasticciona, avida, al servizio di interessi che nulla hanno a che fare con quelli del Paese, risultano sempre più evidenti. Le liste civiche che si moltiplicano, coagulando consensi intorno a singoli problemi, presentano aspetti positivi evidenti, ma mi ricordano un po' la nascita e la proliferazione successiva dei sindacati autonomi: espressione, a mio avviso, dell'individualismo atavico italiano, del pensare a sé e per sé. Nata con l'obiettivo del federalismo fiscale, la Lega è stata poi a lungo l'alleato più prezioso di Berlusconi, il politico delle leggi "ad personam" confezionate a sua misura a tutela dei suoi interessi.
E' questa politica che la parte sana del Paese rifiuta, anche se disgusto e rabbia alimentano un sentimento diffuso e confuso di antipolitica. Comprensibile, ma pericoloso.