domenica 3 aprile 2016

Lettera a una solerte custode dell'ordine ferroviario

Se c'è una persona rispettosa della legge, quella sono io, quindi lei, solerte dipendente delle Ferrovie, multando Miki e Lia, viaggiatori in possesso di un biglietto del treno non idoneo, ha pienamente rispettato, sotto il profilo normativo, la legge. 
Miki e Lia, però, non hanno cercato di imbrogliare la società che gestisce "Le Frecce", essendo saliti su quel treno per errore. Sì, ma la legge - lei mi obietterà - non ammette l'errore, anche se lo etichetta come comportamento colposo, non doloso e quindi intenzionale. Lo "spirito" della regola che ha giustificato l'applicazione della multa è quello di snidare e punire i "Furbetti", categoria di cui Miki e Lia non fanno parte, appartenendo invece alla categoria dei malati di Parkinson.
Sarebbe stato sufficiente farli scendere alla prossima stazione facendo pagare loro il percorso fatto. Sarebbe stato auspicabile dare loro una mano, tenuto conto delle difficoltà che evidenziavano.
Per inciso: le leggi sono, per loro stessa natura, "giuste" , ma la loro applicazione può essere sbagliata. I nazisti, per esempio, non discutevano gli ordini e a Norimberga  si difesero per le atrocità commesse con quella frase: "Abbiamo eseguito gli ordini", ripetuta fino alla nausea.
Ci sono casi, solerte custode dell'ordine ferroviario, in cui è auspicabile "disobbedire agli ordini"... valutando criticamente lo spirito della norma che applichiamo. Dovrebbe suggerirlo l'intelligenza, ma non quella del cervello, quella dell'anima ...