lunedì 14 dicembre 2009

Il corpo non può mentire

Il folletto sempre in movimento, mai stanco, sempre ilare a snocciolare la barzelletta di rito, il potente a cui s'inchina servile il codazzo dei "suoi", è un uomo come tutti gli altri. Nonstante gli 007 che lo circondavano fiutando l'aria, nervosi come cani da caccia sulle tracce della preda, un uomo qualunque, psichicamente instabile, armata solo quindi della sua rabbia e della sua follia, ha dimostrato a coloro che ritengono il leader un concentrato di carne e potere, capaci entrambi di sfidare il tempo, che di un uomo, fatto di carne come tutti gli altri, si tratta. Ogni settimana negli stadi si assiste al lancio di oggetti contundenti: é doloroso ma abituale. I giornalisti non ne parlano più perché è banale. Un gesto da stadio nelle premesse e nell'esecuzione, ma non nelle conseguenze L'uomo che non può "perdere tempo", nemmeno due ore per rispondere alle domande di un giudice, messo fuori uso, ridotto ferito e spaventato in una camera d'ospedale, con questa facilità?
L'avessero aggredito a parole non avrebbe avuto problemi, sarebbe stato sufficiente negare o mentire, ma l'aggressione al corpo non può esssere negata. Il corpo non può mentire, il corpo cede, collassa, sanguina e con lui collassa non il potere di Berlusconi ma l'immagine che del potere lui ci ha dato.
Sarà difficile scordare quello sguardo di uomo ferito, quel volto sbiancato che né fard né trucchi hanno "preparato" per la folla, per quel voyeurismo che ha tanto contribuito a scatenare e che oggi gli si rivolta, drammaticamente, contro.

La vita cambia

Ho sempre odiato le case ordinate, le trovo agghiaccianti, pervase da un rigor mortis che ai miei occhi, le rende cimiteriali. Case che sanno di deodorante per ambienti, con le finestre ben serrate, le tende che cadono a piombo. I mobili lucidi, senza un granello di polvere.
Qualche pianta, ma poche. Sporcano. Sono vive.
Profumo di cibo? Non sia mai.
Sfidano i rigori dell’inverno le vestali di questi templi: cucinano in cappotto, a finestre spalancate in locali asettici come gabinetti dentistici, circondate da pentole tirate a lucido, cappe aspiranti, trita rifiuti e altre diavolerie che non usano quasi mai: potrebbero sporcarsi, appannarsi, perdere di lucentezza.
Sono case, queste, nelle quali non si oserebbe mai chiedere l’accesso al bagno.
L’idea di lordarlo con quanto di più abominevole l’uomo produce non vi sfiorerebbe neanche lontanamente.
Da queste case ci si accomiata in tutta fretta, chiudendosi alle spalle la porta d’ingresso e, rituffandosi, con un sospiro di sollievo, in strade sporche di polvere e di vita.
Sì, la vita sporca.
La vita cambia. A ogni istante che passa, modifica. Noi e l’ambiente che ci ospita.
Il nostro volto. La nostra anima. Lo sguardo dei nostri occhi.
E’ in una casa come questa che io sono vissuta.
E’ da una casa come questa che io sono fuggita.
Si scappa nella notte, in silenzio, come i ladri, con il timore di essere scoperti. Fermati.
La fuga segna in modo indelebile, perché è un tradimento.
Si pensa di scegliere e invece si fugge.
Ci sono tanti modi di scappare. Le donne, spesso, ne privilegiano uno: il matrimonio.
(continua...)