domenica 19 ottobre 2008

DUE PIU' DUE FA DI NUOVO QUATTRO

Tanti anni fa, aveva litigato con il marito, sventolandogli sotto al naso la bolletta telefonica appena ricevuta. Lui, seccato, lasciando scivolare lo sguardo sull'importo in fondo, in evidenza, le aveva risposto:"Non ce la facciamo con i soldi? Benissimo, è arrivato il momento di guadagnare di più". Lei aveva replicato, rossa di rabbia: "Dobbiamo spendere meno".

Su quel contrasto il loro matrimonio si era incagliato, come un asino inestardito a non proseguire la sua marcia nemmeno sotto un diluvio di bastonate. Portatori di ideologie inconciliabili, si sarebbero separati...

Guadagnare di più, mettere il denaro al primo posto, subordinargli tempo libero, affetti, principi e valori...Quante altre volte e, sempre più spesso, le sarebbe successo, facendola sentire isolata e detentrice di valori superati. Era rimasta indietro, ai blocchi di partenza, con i suoi acquisti ben ponderati, i vecchi mobili ai quali era affezionata, l'utilitaria un po' ammaccata e una professione difficile e faticosa che la faceva annoverare tra i morti di fame, ma che a lei piaceva.

Una ex alunna glielo aveva sibilato tra i denti:"Dovrei studiare per diventare come lei? Una perdente?" Era rimasta sorpresa. Non si considerava tale. Aveva un compagno, figli, alunni che aveva visto crescere, fisicamente e culturalmente. Ma quella parola, perdente, le era rimasta appiccicata addosso, come una zecca presa in campagna. Tanti cambiamenti, nella realtà che la circondava, avevano cominciato a inquietarla.

Il padre dei suoi figli aveva il portafogli pieno, come l'agenda dei suoi impegni, e, quando veniva, anche se sporadicamente, non era mai a mani vuote. Non avendo il tempo per educare i figli si era limitato a viziarli. I rimproveri, i "no" decisi erano stati compito suo...

Intanto il mondo correva su binari che non erano i suoi.

Aveva una laurea in scienze economiche e quello che stava succedendo le sembrava follia allo stato puro. Leggeva articoli sui giornali, seguiva dibattiti televisivi che la lasciavano sempre più incerta e dubbiosa: il mondo la pensava come il suo ex marito. L'imperativo categorico era uno solo: spendere, spendere e ancora spendere. E i soldi? Le banche cosa ci stavano a fare? le rispondevano. E lei, cocciuta:"Ma prima o poi si dovrà pure restituire il denaro prestato?" La guardavano con sorisetti di compatimento. Poi, con la pazienza che si usa con i bambini e i vecchi, le spiegavano cosa fossero leasing, anticipi su fatture, scoperti di conto, crediti al consumo, carte di credito, mutui. Lei li ascoltava, attenta.

E i debiti salivano, una montagna di debiti come nel paese di Bengodi, dove tutto si pagava con la carta di credito, dove i ragazzini compravano titoli in borsa e li rivendevano in giornata facendoci il guadagno di un mese di stipendio. Come il suo. Anche le casalinghe avevano cominciato a comprare titoli e sui giornali femminili, accanto alla "Posta del cuore", l'esperto di borsa elargiva consigli sui migliori investimenti da effettuare.

Lei aveva finito per non parlare più. Si era resa conto dell'inutilità delle parole.
Era andata in pensione e coltivava gerani sul terrazzo. Cambiava canale, ma continuava a pensarla allo stesso modo. Cavolo, i principi contabili non li aveva inventati lei, quel treno su cui si trovava, suo malgrado, era destinato a deragliare...

Non sentì il botto. Per un secondo pensò si trattasse soltanto di un temporale di fine estate.
Dallo schermo del televisore, i politici di turno cercavano, ora, di rassicurare i risparmiatori, affannandosi a snocciolare dati che il giorno successivo venivano smentiti.
Le grandi istituzioni finanziarie crollavano come birilli centrati da un giocatore esperto.

L'inflessibile legge dei numeri mostrava i denti. Con un breve sospiro di sollievo, bagnando i gerani ancora fiammeggianti sul suo terrazzo e allungando una carezza alla gatta che le si strofinava sulle gambe, pensò che, finalmente, due più due avrebbe fatto di nuovo quattro.