venerdì 22 gennaio 2010

Racconto a puntate (La vita cambia)

E passarono anche quei primi giorni successivi all’intervento. La sventagliata di proiettili che l’veva colpita non aveva leso organi vitali. Miracolosamente. Il suo corpo si riprendeva, avevano ricominciato a darle da mangiare, si era alzata dal letto, era arrivata da sola fino al bagno.
Davanti allo specchio, posto sopra al lavandino, aveva osservato, stupita, quel pallido fantasma che la fissava con occhi straniti. Quanto era dimagrita? Sembrava una vecchia bambina, pallida e sottile come un fuscello. Perché aveva permesso...? Che cosa aveva permesso?
Una voce alle sue spalle la fece sobbalzare. Sua madre era entrata silenziosa, con quel passo attento, esitante, che non le aveva mai visto, le mani che s’intrecciavano nervose mentre le si avvicinava osservandola con attenzione.
“ Sei magra da far paura “.
“ Sembrerò più giovane “ le rispose, ironica.
Poi si era alontanata con quell’andatura incerta, traballante che non accennava a migliorare. Aveva percorso tutto il corridoio, arrivando davanti a una finestra. Sbirciando fuori, aveva intravisto il giardino dell’ospedale che affiorava, spoglio, da una nebbia azzurrina, i rami degli alberi che disegnavano intorno ai tronchi lucidi di pioggia una ragnatela leggera che spezzava la monotonia del luogo. A tratti, invasivo, l’urlo di una sirena spezzava il silenzio dell’ospedale.
Lodovica aveva appoggiato la fronte sul vetro della finestra, provando una sensazione di freschezza. Giovanni era venuto soltanto una volta ed era rimasto a guardarla in silenzio, l’occhio che correva all’orologio. Non avevano più nulla da dirsi. Si mordicchiò un labbro, pensosa. Aveva bisogno di un marito? Stava ponendosi la domanda in modo sbagliato. Desiderava un marito? Ne aveva già avuto uno e erano stai anni durissimi. Cosa desiderava? La testa le si vuotò, di colpo, e incominciò a sudare freddo.
Avrebbe voluto tante cose.
Quali?
Non lo sapeva.
Allora provaci, dai! Quella voce le martellava dentro, ostinata!
Prova, anche se è difficile dopo tanti anni passati a fare piazza pulita dei propri desideri e spesso addirittura dei più elementari bisogni. Vorrei essere capita e… rispettata? Soltanto rispettata? Aspetta che ci arriviamo, disse a se stessa e poi aggiunse:”Osa, osa per una volta! Trova il coraggio di dire ciò che vorresti.” E dal profondo, come una bolla d’aria che salisse nell’acqua a conquistare i suoi spazi di cielo, salì quel desiderio antico, aspro e mai soddisfatto. Avrebbe voluto essere amata con l’intensità con la quale lei sapeva amare. Avrebbe voluto riemergere dall’anestesia e vedere Giovanni accanto al suo letto, preoccupato soltanto di starle accanto, di farle sentire che c’era e ci sarebbe stato sempre. Al suo fianco ad affrontare insieme le difficoltà. Era stanca di rapporti contenuti, dosati con il bilancino, filtrati attraverso convenienze di comodo e opportunismi più o meno dichiarati. Perché si era sempre accontentata? Perché non aveva preteso di più? Era vissuta affettivamente di briciole, era sopravvissuta riconoscente come quei bastardini, raccattati nei canili, che leccano la mano a chiunque non li prenda a calci nel didietro.
Quel primo desiderio che aveva trovato la forza di esprimere aveva dato la stura al marasma che aveva sempre compresso, tenuto nascosto, reso muto e sordo.
Pensò che avrebbe avuto voglia di ballare, di nuotare, camminare su una spiaggia deserta nel silenzio di un giornata che muore, guardando il sole accucciarsi nell’acqua all’orizzonte... Voleva riempirsi gli occhi di colori. Erano anni che quei colori mandavano bagliori dentro di lei, erano anni che lei chiudeva gli occhi per non vederli, che filtrava attraverso un grigiore indistinto la sua fantasia, la sua creatività, negandola e negandosi. La vita è un dono, è preziosa, un secondo d'incertezza a un angolo di strada, quel pensiero che ti attraversa la mente "Sì, passo prima in banca" e la tua vita va in pezzi davanti alla pistola di un bulletto che gioca a fare il Bandito, o alla sventagliata di proiettili di una testa di c... diciamo cuoio.
Scoppiò in una risata, poi, sfinità scivolò nel sonno. (continua...)