martedì 14 giugno 2011

Tolstoj e il referendum

Il risultato del referendum "sorprende", "sbalordisce", risultando "imprevedibile" per molti, forse troppi tra noi. Perché? Fino a quando a esserne sorpresa, anche se molto piacevolmente, è una persona come me - pensionata costretta in casa da problemi di salute, abituata a trarre informazioni dai giornali, dalla Tv e in parte - ma solo in parte, da Internet - la cosa non meraviglia, ma quando a essere colti di sorpresa sono politici, giornalisti, commentatori televisivi e opinion maker la faccenda non può non farci pensare.

Ma questi dov'erano in questi anni di fuoco? Con chi parlavano, che informazioni traevano dai loro contatti? Avevano colto segnali di cambiamento e, in caso affermativo, che indicazioni ne avevano tratto? Ora che è emerso - o sta emergendo - l'iceberg contro il quale la classe politica è entrata in rotta di collisione, mi (e vi) chiedo : "Ma la punta dell'iceberg nessuno l'aveva scorta? Nessuno, tra gli strumenti sofisticati d'indagine usati, l'aveva individuata? Il Paese viaggiava nella nebbia, veleggiava sommerso dalle brume?".

E dire che si era mostrato quel Paese, agghindato di tutto punto come per la messa domenicale, in piazza e in tanti(e): con le loro bandiere(sempre meno di partito), con i loro problemi urlati in quelle stesse piazze e, quando non bastava, sbandierati dall'alto delle gru, dai tetti delle fabbriche, sottolineati (anche) dagli scioperi della fame... Erano donne, precari, disoccupati e cassaintegrati, erano cittadini che bloccavano le ruspe per lavori  che avrebbero devastato il territorio, erano madri/padri, con i marmocchi sulle spalle o addormentati nei carrozzini, che passavano le nottate a presidiare le scuole materne, a reclamare quei nidi  (indispensabili per le donne lavoratrici) che si volevano "tagliare" , erano cittadini che si opponevano ai camion, stracolmi d'immondizia, che si volevano vuotare in discariche che confinavano con i loro orti, in inceneritori che avrebbero messo a rischio la loro vita e quella dei loro figli.

E allora perché tanta sorpresa? Soprattutto perché tanta sorpresa abbinata a tanta informazione? E' arrivato  forse il momento di interrogarsi sulla qualità dell'informazione? Sulla parte avuta dai giovani, dai precari, dalle donne nell'organizzazione di questa rivolta portata avanti con mezzi democratici e pacifici?

E' arrivato il momento - come affermava, per voce di un suo personaggio, Tolstoj in Guerra e Pace - che anche "la chioccia vada a lezione dai pulcini"?