lunedì 29 giugno 2009

Legami

Mi alzo dolorante, ogni muscolo che sembra volersi muovere per conto suo quasi a riflettere l’anarchia delle mente, insofferente a regole e confini. Metto la moka sul fuoco, mi riempio la tazza di caffè e accendo il computer. E’ un’abitudine, ormai. Per me, che vivo sola e che, ogni tanto, rimpiango il balcanico disordine che si muoveva intorno ai miei tre figli, in quelle case piene di libri, giocattoli, urla e risate, in quella vita snervante al servizio di tutti, è un modo come un altro di tenere a bada la solitudine. Mentre aspetto, l’occhio mi cade sull’agenda dalla quale sporge l’angolo di un foglio. Sarà un appunto da ricordare? La memoria ogni tanto fa scivolar via qualcosa, come un colabrodo la pastina minuta.
Apro il foglio: disseminato di cuoricini rossi, reca scritto “Il me corazon batte per te”.
E’ di Martina, mia nipote.
E’ una goccia d’amore, ma basta a riconciliarmi con la vita.

I Dellapicca ( Il parto)

La giovane donna, avvinghiata alla poltrona, fissava quella macchia scura che si andava allargando sulla gonna.
“ Oh Madonna benedetta, oh Gesù Maria…” strillava Teresina, mentre Maria si inarcava sotto la spinta di un’altra doglia sussurrando: “ Chiama il padrone e la levatrice…” e poi , vedendo che la domestica non si muoveva, alzando la voce: “ Muoviti! Va, vai…” le gridava, prima di ripiombare sullo schienale, le mani arpionate al ventre e gli occhi vitrei di dolore e paura.
Aveva la sensazione di essere azzannata alle reni da un animale feroce: il dolore arrivava a ondate, s’impossessava di lei, scendeva dai fianchi alle cosce, invadeva il ventre. Poi si ritirava, veloce come una marea, lasciandola per alcuni minuti spossata e intontita prima di riafferrarla, come una foglia in balia del vento, sbattendola a destra e manca a suo piacimento. Perché nessuno veniva ad aiutarla? Dov’era finita la domestica? Mentre il dolore la riafferrava, sentì confusamente dei passi lungo il corridoio e, subito dopo, due braccia solide che  la sollevavano, adagiandola sul letto.
Aprì gli occhi e vide il marito che, chino su di lei, apriva la bocca per parlare, riuscendo a dirle soltanto “Stai calma, andrà tutto bene” prima di essere sbattuto fuori dall’ostetrica in modo brusco.
“ Non è posto per uomini, questo. Poteva pensarci prima! Ora non è di voi che ha bisogno” concluse la donna mentre le sue mani si muovevano sicure sul corpo della partoriente.
“ Sta per nascere?” sussurrò Maria e la donna davanti a lei scosse il capo, dicendo: “E’ soltanto l’inizio e lei ne deve scodellare due…Si faccia forza, siamo appena al’inizio ”
“ E’ sicura!”
“ Sento due testoline e sono anche belli grossi…”
Maria cacciò un urlo.
“ Urlare non le servirà a nulla; risparmi le forze” disse l’ostetrica, aggiungendo “ Arriva l’acqua calda?”, mentre uno scalpiccio di passi precedeva l’ingresso della serva che portava un catino pieno d’acqua.
Poi sulla stanza calò il silenzio che, a intervalli sempre più ravvicinati, veniva rotto dai lamenti della ragazza, dalle sue invocazioni d’aiuto e dalle risposte secche della levatrice, che seduta accanto al letto, controllava la situazione con la calma autorevolezza di un capitano sul ponte di comando.
Le ore passavano lente. Ogni tanto dalla porta socchiusa faceva capolino Sigismondo, il volto teso, la bocca chiusa e un’espressione interrogativa nello sguardo che non aveva bisogno di parole. L’ostetrica scuoteva il capo e la porta si richiudeva.
Maria spossata, fradicia di sudore, si lamentava ormai quasi ininterrottamente, mentre le doglie si susseguivano senza concederle tregua, e le ombre della sera invadevano la stanza e Teresina accendeva le candele, borbottando preghiere.
“ Morirò!” La voce della ragazza si levò, alta e chiara, nella stanza.
“ Non dite sciocchezze, cercate di farvi forza…” le rispose la levatrice, sentendo che un brivido le percorreva la schiena,e la serva, che piangendo istericamente, sussurrava: “L’ha sempre detto che sarebbe morta di parto, la mia padrona l’ha sempre detto”.
“ Fate silenzio! Bell’aiuto siete per la vostra padrona: qui non morirà nessuno…Stiamo calmi”
Si tolse dalla tasca una bottiglietta e ne versò alcune gocce su un cucchiaio che fece scivolare tra le labbra della partoriente.
“ Forza Teresina che adesso si balla. Mettetele le mani sul ventre e, quando ve lo dirò io, premerete con tutte le vostre forze…”
Maria spalancò gli occhi, un urlo strozzato nella gola.
“ Spingi”
Altro urlo.
“ Spingi Teresina, spingi…Maria spingi anche tu”
Lamenti, invocazioni, singhiozzi e “ Spingi, spingete..”
Altro urlo, da animale ferito, azzannato.
“ Spingete, vedo la testolina, ci siamo…”
Un pianto di neonato si levò stizzito.
“ E’ una bellissima bambina”
“ Arriva il secondo. Forza! Spingete, questo è più piccolo….”
“ Spingete! Spingete di più. Eccolo!”
Altro pianto di neonato.
Poi silenzio, innaturale.
Maria spossata aprì gli occhi: i bambini tra le braccia di Teresina.
“ Ecco perché non voleva farli nascere!” e la voce della levatrice aveva un timbro strano, secco mentre il battere di nocche sulla porta aumentava d’intensità.
All’interno della stanza nessuno diceva “Avanti”.
(continua...)