martedì 30 settembre 2008

Ci restano i barbari.

L'impero è alle corde.
E' troppo viziato, troppo raffinato, troppo dubbioso, troppo impegnato a sproloquiare per agire.
Chi sarà lo sfidante?
Chi non è nè viziato, nè raffinato, nè dubbioso.
Impegnato a fare, non a parlare.
Un barbaro. Qualunque.

Pazzia

" E' il pazzo che è in noi a obbligarci all'avventura, se ci abbandona siamo perduti " così scrive E.M. Cioran. La razionalità punta alla riflessione, alla valutazione misurata e attenta di tutti gli elementi che consiglierebbero o meno una scelta.
Compito della razionalità è far insorgere il dubbio, tagliando le gambe all'azione.
Senza pazzia non ci sarebbero cambiamenti
Per questo ci spaventa tanto?
Per questo la recintiamo, isolando i pazzi?

lunedì 29 settembre 2008

Che fine ha fatto Babsi Jones?

Mi manca Babsi Jones; l'ho scritto e l' ho ripetuto varie volte. Ultimamente però ho iniziato a chiedermi le motivazioni della sua scomparsa.
Dov'è finita Babsi? Se io sono una blogger, una delle tante scribacchine del web, lei era una stra-blogger, una che doveva comprimersi in estensione Win RAR per non debordare invadendo l'anima del lettore. Ora io mi chiedo: una donna che apre un blog, si fa conoscere, apprezzare, scrive un libro pubblicato dalla Mondadori, dimostra di essere brava, bravissima....scompare?
Si volatilizza? Non scrive più da nessuna parte?
Intuivo in Babsi la passione per la scrittura che diventa ossessione, struttura portante della personalità, modalità di comunicazione privilegiata e insostituibile. Mi ero sbagliata? Potrebbe essere, ma ho i miei dubbi. Un'altra domanda mi ronza nel cervello: perchè nessuno la nomina più? Se anche Babsi non dovesse piacere, sarebbe comunque una scrittrice di rottura, capace di dare vita a una scrittura originale e personalissima.
Nel Web, così - io pensavo - attento a cogliere originalità, novità, diversità, tutto ciò che potrebbe spaventare un mondo dell'editoria sempre più ancorato al profitto e al dejà vu, nessuno sente la sua mancanza? Nessuno si chiede cosa stia facendo?
Nel suo libro Babsi non filtra nulla, non sfuma l'orrore, non distoglie gli occhi ma aguzza lo sguardo, e allora? Allora non sarà che c'è troppo realismo - anche politico - per i nostri delicati stomaci occidentali? Viviamo tempi grami, piatti, fumosi, dove la tendenza è all'omologazione verso il basso, alla linea grigia dove tutto si perde e scolora. Non è tempo nè di eroi, nè di miti e tantomeno di verità scomode e voci, come quella di Babsi, fuori dal coro.

domenica 28 settembre 2008

Essere donna in Afghanistan

Ciò che mi fa star male, in queste morti annunciate, non è la paura al momento dell'agguato. Terribile si! ma, nella sua intensità, brevissima: un lampo, uno squarcio nel corpo e nell'anima e sei solo un fagotto di carne fatta a pezzi.

Ciò che mi fa star male, in quel braccio della morte senza sbarre a cui ti condanna non un delitto efferato, ma la convinzione di essere dalla parte della ragione, è l'attesa di quell'agguato: è immaginarlo ogni notte, viverlo ogni giorno con il cuore che sobbalza davanti a ogni ombra e il sangue che si alimenta di paura. Una paura che ti si acquatta dentro, non ti molla più, in una simbiosi da gemella siamese. E morire ogni giorno nell'attesa del colpo di grazia definitivo che ponga fine all'agonia.

Si chiamava Malalai Kakar. Non portava il burqa, aveva deciso di non portarlo.
Figlia e sorella di poliziotti, aveva deciso di arruolarsi nella polizia.
Troppe decisioni per essere donna. In Afghanistan.

giovedì 25 settembre 2008

John Wayne si è perso per strada.

E' stato per disponibilità umana nei confronti dei non abbienti, come aveva promesso scimmiottando Pinocchio durante la campagna elettorale, che Bush ha consentito, anche a chi non offriva garanzie, di ottenere prestiti per acquistare una casa?
O, forse, voleva soltanto tenersi buono l'elettorato per fare la sua "guerra preventiva", quella sì redditizia per lui e gli "amici" che gli avevano finanziato la campagna elettorale?
E chi la casa l'aveva già? Nessun problema: avrebbe potuto darsi allo shopping. Frenetico. Fatto a debito, così il Presidente avrebbe preso due piccioni con una fava: si sarebbe assicurato altro consenso politico e alti consumi. Un'espansione basata sui debiti, ma soprattutto su una qualità sempre più scadente dei debiti.

Ma chi avrebbe acquistato i debiti scadenti?
Beh, sarebbe stato sufficiente cartolarizzarli, farli etichettare dalle società di rating con una tripla A e spedirli in giro per il mondo, garantiti da coperture conto il rischio d'insolvenza poste in atto con complessi strumenti finanziari: i famigerati "derivati".


Forse al Presidente nessuno aveva spiegato cosa fossero i derivati. Pochi avevano capito che il rimedio sarebbe stato peggiore del male. Eh sì, perchè questi strumenti, simili a un Giano bifronte, introdotti sul mercato per coprire da rischi d'inadempimento (erano sempre quei famosi debiti contratti da persone con redditi insufficienti a far fronte ai pagamenti) si dimostrarono idonei ad alimentare anche un mercato speculativo, una vera e propria casa da gioco finanziaria, capace di attirare speculatori, da invogliare con stratosferici guadagni iniziali, per poi, come nella migliore tradizione dei casinò di tutto il mondo, spennarli.


Quei pochi, in grado di capire, vennero neutralizzati con la deregulaton giuridica sugli enti deputati al controllo, oppure essendo troppo impegnati a guadagnare sfruttando la situazione, se ne fregarono altamente.
La qualità del debito, collocato dagli Usa, grazie alla globalizzazione, in tutto il mondo, si andò sempre più deteriorando, fino a quando il livello delle insolvenze ( nel mercato dei prestiti concessi per l'acquisto delle case) non oltrepassò i livelli medi del settore. Per ottenere liquidità, a questo punto, si misero in vendita le case, facendo crollare i prezzi nel settore immobiliare.
Il seguito di questa storia è sotto gli occhi di tutti.

Riepilogando: Bush aveva come obiettivo quello di assicurarsi consenso, per non perdere i vantaggi legati alla sua posizione di presidente degli Usa, le banche americane volevano incrementare i profitti sulle operazioni effettuate, scaricandone i rischi sugli investitori;
Wall Street voleva poter operare sui mercati senza limitazioni, incrementando il listino e le operazioni speculative, gli investitori volevano titoli ad alto rendimento, sottovalutandone stupidamente il rischio, i cittadini americani volevano mantenere il loro livello di vita, indipendentemente dal reddito, e anche i più indigenti, negli Usa, volevano ottenere prestiti, senza fornire garanzie.

Fiducioso nell' "arrivano i nostri " finale, questo popolo di cow boy, abituato prima a sparare e poi a pensare, questo popolo arrogante e sicuro di sè, depositario di tutte le caratteristiche di un'eterna gioventù, davanti a questo disastro dovrà prendere atto dell'inizio della sua parabola discendente.

Mentre ancora non si è spenta l'eco del crollo dele Torri Gemelle, un paese istupidito punta le sue pistole contro chi? Contro i fautori di una scuola pubblica dissestata e acritica, contro i molti, troppi americani che disertano le urne elettorali, contro coloro che hanno voluto la guerra, contro chi non ha saputo lottare a sufficienza per la pace, contro l'imbarbarimento che pone il denaro al di sopra di tutto?

John Wayne non è arrivato in tempo: si è perso lungo i sentieri della Valle Solitaria, diventando, come il suo paese, vecchio, ma non adulto.
Crolla, con un altro memorabile tonfo, anche il sogno americano.

lunedì 22 settembre 2008

Paese ingiusto

In questi giorni una frase, pronunciata alcuni anni fa da Natta, leader politico di sinistra, come un moscone fastidioso dal quale mi risultasse impossibile distrarre l' attenzione, mi ronzava nella testa: " L'Italia non è un paese povero, è un paese ingiusto ".

Il diritto ha codificato regole, dando valenza normativa a comportamenti già invalsi nell'uso della maggioranza dei cittadini, perchè senza norme, regole e divieti una democrazia non potrebbe sopravvivere. Vantiamo le migliori leggi d'Europa, ma sappiamo soltanto violarle.

Una cultura che si alimenti di individualismo esasperato, di disprezzo dello Stato e avidità, non può che indurre la maggior parte dei cittadini a fregarsene delle regole. Al "berlusconismo", inoltre, dobbiamo l'arroganza becera del gloriarsene. La linea di demarcazione che divide il paese separa, ormai, solo gli onesti dai disonesti e chi osa denunciare i furti rischia querele per diffamazione e qualche sorriso di compatimento.

Non a caso la magistratura, preposta all'amministrazione della giustizia, risulta sotto tiro.
Non a caso i ricchi ottengono prestiti, mentre chi ha idee nuove, entusiasmo, coraggio, voglia di rischiare e giovinezza non ottiene manco un euro di prestito. Un signore di nome Cuccia, non molto tempo fa, affermava " le azioni si pesano, non si contano ", in barba a quanto previsto dalla legge.

Sulla cultura di un paese con queste caratteristiche che impatto avrà il crollo dei colossi americani operanti nel campo della finanza? I rampanti manager in doppiopetto e camicia azzurra che sbaraccano in tutto il mondo occidentale, computer sotto il braccio e aria mesta, come si ricicleranno, quale trasformismo subiranno?

Forse non c'è molto da preoccuparsi: l'economia reale presenta segno negativo, quella dei prestigiatori in doppiopetto è alle corde, ma noi italiani siamo un popolo dalle mille risorse.
Ci sono anche gli operatori in gessato, c'è un'economia che non paga imposte, nè contributi, nè salari sindacali ai propri dipendenti. Da noi la chiamano economia sommersa. E' la vera ricchezza del nostro Paese.


E' un'economia basata sulla totale inosservanza delle regole, che non ha problemi di concorrenza perchè li risolve a colpi di mitra.
Ora il divario tra l'economia legale e quella illegale si farà, in termini di profitto, ancora più ampio, a tutto vantaggio dell'economia sommersa

Io credo che il nostro Paese si salverà dal disastro, ma non per l'accorta (sic) politica dei funzionari delle sue banche, bensì per il fiume di denaro che il sistema ricicla per conto delle organizzazioni mafiose.

Allora siamo a posto?
Basterebbe dimenticarsi di Falcone e Borsellino, dei ragazzi della loro scorta, di Libero Grassi,
Antonino Scopelliti, Giuliano Guazzelli, Francesca Morvillo, Giovanni Lizzio...
Io non posso.

domenica 21 settembre 2008

Feroce(mente) belle

Pelle e mente sono così difficili da conciliare per le donne? Si direbbe di sì, perlomeno da quello che filtra da Internet. Ragazze intelligenti, culturizzate e spiritose, inchiodate allo specchio di Biancaneve, o più precisamente della sua matrigna, a chiedersi disperate: "Sono la più brutta del reame? " Lo sguardo maschile, seguito dal cuore e da qualcos'altro di più prosaico, sembrerebbe ignorare tutto ciò che esula dal mitico 90-60-90. Le donne belle avrebbero il mondo in mano, il cervello non conterebbe, la sensibilità nemmeno, la cultura men che meno.

Qualche chilo di troppo? Ma se ci sono fior di dietologi e di diete, punti e non punti...e qui viene il bello. La dieta c'è, ma la volontà di applicarla a se stesse manca. Il frigorifero è là, enorme, pieno di ogni ben di Dio. Basta allungare una mano. E tutte le scuse sembrerebbero essere buone: fa caldo, fa freddo, piove, nevica, tira vento, si è sole, deluse, amareggiate, ansiose, preoccupate. Si mangerebbe per noia, per solitudine, per disistima, per "colmare" un vuoto. Si mangia perchè di tutte le droghe è quella che costa meno. Perchè gli spot incoraggiano a mangiare (e le modelle che sfilano in passerella a digiunare ?)


E' troppo semplice: questi comportamenti non risulta siano generalizzati o generalizzabili. Tutte, o quasi, sanno che il corpo rifiutato, maltrattato e odiato è soltanto uno specchietto per le allodole. Le ragioni (profonde) del malessere sono altrove. Altrimenti si troverebbe la forza e la voglia di cambiare. Forse.


Ma il corpo, oltre ad essere un involucro da abbellire, è anche un contenitore di organi da conservare in buona salute per: camminare, saltare, cantare, ballare, fare l'amore e partorire. Mi direte che è poco? E non raccontatemi che hanno compagni e figli soltanto le donne belle? Guardatevi intorno per le strade, nelle piazze, nei parchi. Eppure nessuna sembra chiedere a quello specchio: " Continuerò a ballare, amerò, avrò un figlio o due gemelli?"


Su questi argomenti il gioco si farebbe duro e, soprattutto adulto. Come si fa a rinunciare al fascino che possiede l'eterna bambina? E' così scontato, prosaico e assolutamente prevedibile l'adulto. Alice non avrebbe più il suo Paese delle Meraviglie; dovrebbe affrontare il caos metropolitano, prendendo il tram al volo per arrivare in tempo dal suo capo che l'ha assunta part-time.


Con questo corpo si può giocare? E’ diventato un oggetto d'arte, che poco o nulla avrebbe più a che fare con la persona che incorpora. La pelle tatuata, percorsa da frasi che occhieggiano dalla scollatura o si rincorrono invadendo zone meno accessibili (Ai miei tempi nessuno avrebbe tentato di spogliarti per leggere il prosieguo di una frase ), i capelli colorati o, zac e via!, rasati, le sopracciglia sforacchiate, le orecchie non se ne parla, spilloni da balia infilati sottopelle.


Ma non è un gioco crudele? E inutile? E l'interiorità? Non interessa più a nessuno? Non c'è: è morta!I sentimenti sono morti. E sepolti. Sarebbe un mondo troppo crudele, per averne, mi dicono. Ma qualche volta... se proprio servono, si mimano e, mi assicura chi di dovere, lo si sa fare così bene che nessuno nota più la differenza. E gli ideali: idem come sopra. Li hanno sostituiti con le idee: più veloci, modificabili, decisamente meno impegnative. Va di moda l'usa e getta, a parte il problema smaltimento dei rifiuti. Ma anche a questo non credo: sempre girovagando sul Web, colgo rabbia, passione, ironia, speranza, impegno. E allora?


C'è mancanza di certezze, tutto è vago, sfumato; il mondo sembra sul punto di svaporare in nube tossica. E allora cosa c'è di più materiale, corpo(so), del corpo?Può diventare largo, lungo, artificialmente giovane (bisturi permettendo), camuffabile, coperto, scoperto, muto, parlante (vedi linguaggio del corpo), scritto, intonso. Può diventare un Dio da venerare, oggetto di culto, biglietto da visita, alter ego e/o avatar.L'importante è spostare il tiro su questo bersaglio mobile che tanto, ormai, è plasmabile a seconda dei nostri bisogni. Ma non era lui a ricattarci? A condizionarci? Be', la battaglia è ancora in corso. L'alternativa sarebbe andare "oltre", lasciare in pace il corpo, ignorare i martellanti messaggi televisivi che riportano alla dipendenza da stereotipi che non ci corrispondono. L'alternativa sarebbe affrontare i propri demoni..., la scelta più difficile che potremmo/dovremmo imporci di fare.

Bush era un uomo d'affari? Suoi, evidentemente.

Bush osserva il crollo di una delle più prestigiose istituzioni del Paese.
E ora l'America batte cassa. L'America!
Su Wall Street cade una nevicata di ordini di vendita...
Nessuno compra, nel paese del consumismo non ci sono più soldi, soltanto debiti, coperti come garanzia da " titoli spazzatura".
Bush era un uomo d'affari? Suoi, evidentemente!
Capiranno gli americani che non pago, il loro presidente, di trascinarli in guerra facendo crepare i loro figli, ora è riuscito anche ad affamare i superstiti?


Nouriel Roubini, professore di economia alla New York University, già un anno fa aveva previsto ciò che sarebbe accaduto elencando, punto dopo punto in rapida successione, lo svolgimento del disastro e, fino a questo momento, i fatti gli hanno dato ragione.


Ora s'invocano misure restrittive, forme di controllo del mercato finanziario, nuove leggi atte a tutelare gli investitori risparmiatori. Ora? E fino a questo momento perchè nessuno è intervenuto? Perchè l'America è il paese del libero mercato, per tradizione e per definizione.
Il mercato sa, fiuta, capisce, corregge...ma mi faccia il piacere, mi faccia, avrebbe detto Totò.


Il mercato non è un'entità astratta, è formato da persone , persone che fanno delle scelte e, se non imponiamo loro alcun limite, queste persone seguiranno il solito pifferraio magico: il denaro. Soldi, soldi e ancora soldi in un giro di valzer vorticoso, dove all'interruzione improvvisa della musica (leggi stasi nell'aumento dei prezzi nel mercato immobiliare) qualcuno si è trovato con la scopa in mano, a pagare pegno. Come succedeva, nei miei anni giovanili, alle festicciole per ragazzi.


Quello che sta succedendo negli Usa non dovrebbe creare particolari problemi - dicono - alle banche nostrane, perchè al riparo da rischi competitivi, avendo operato in un regime di oligopolio protetto, non hanno adottato quei modelli altamente speculativi d'ingegneria finanziaria che hanno decretato la rovina di istituzioni finanziarie all'avanguardia. Perchè impelagarsi in quelle operazioni quando, quintuplicando il costo dei conti correnti in un anno, si possono già aumentare, senza correre alcun rischio , in modo considerevole i profitti? Ma ci sono anche i portafogli titoli da gestire e le società d'investimento americane "cartolarizzavano" i prestiti concessi, spedendoli in giro per il mondo. Così, trasformando crediti (concessi senza adeguate garanzie) in titoli di credito si dotavano questi strumenti di caratteristiche atte a renderli idonei a circolare sui mercati e entrare a far parte anche di fondi di gestione del risparmio o investimenti di società assicurative e fondi pensione.


Allora mi sorge spontanea una domanda: quanti di noi si ritrovano quella carta straccia tra le mani senza sapere, fidandosi della propria banca, nulla del rischio che si sono accollati?
Io non sono certamente Nouriel Roubini, ma azzardo una previsione: entro pochi mesi
i computer delle nostre banche si incastreranno sul comando "elimina" per togliere dal mercato
cumuli di carta straccia, ai quali solamente l'avidità e l'arroganza di uomini senza scrupoli e la complicità di governi inetti avevano conferito un valore.

venerdì 19 settembre 2008

AMAZZONIA ADDIO

Ho notizie da amici di ciò che sta accadendo in Amazzonia. Mi sono arrivate anche fotografie terribili ...gente massacrata, corpi violati, picchiati...
E, paradossalmente, non mi sento di mostrare questo orrore. Perchè?
Per rispetto verso questa povera gente, colpevole soltanto di aver tentato di sottrarsi allo sfruttamento e alla miseria? Certamente, ma anche perchè l'irrompere della violenza con il crudo realismo dell'immagine mi ha reso stridente il contrasto con il silenzio comodo e protetto della mia casa, la tazza di caffè sul tavolo, il computer aperto e il sole che sta tramontando colpendomi con sciabolate di luce che illuminano i miei colpevoli pensieri.
Scrivo, ma non so trovare le parole giuste, non riesco a essere sufficientemente incisiva. Se uno di quegli uomini massacrati fosse mio figlio? Allora sì urlerei, bestemmierei dando la stura alla disperazione alla rabbia, all'indignazione. L'Amazzonia è così lontana, ma non per depredarla, per abbattere e bruciare le sue foreste, mi suggerisce una voce, mentre lo sguardo mi cade sulla mia libreria che trabocca di libri. Carta, la mia casa è piena di fogli, appunti, giornali: carta, carta dappertutto
Se la morte è oscena, è altrettanto osceno chiudere gli occhi. Osceno e inutile perchè quelle immagini terribili le ho ormai in testa, mi gravano sull'anima.
Si può fare qualcosa? mi chiedo e vi chiedo.
Che cosa?

Capitalismo d'azzardo

" Un mercato speculativo può essere definito come un mercato in cui i prezzi si muovono reagendo a opinioni concernenti il movimento futuro dei prezzi, a differenza dei mercati normali in cui i prezzi si muovono reagendo a variazioni obiettive della domanda o dell'offerta di beni o servizi. Sotto questo aspetto un mercato speculativo è molto simile a una corsa di cavalli in relazione alla quale si ha un mercato delle scommesse. Quante più persone esprimono un'opinione su quale cavallo vincerà, tanto più basse saranno le quotazioni che otterranno dagli allibratori. Quindi saranno le opinioni e non l'oggettiva bravura del cavallo a muovere i prezzi. "

"Il 31 dicembre 1999 il secolo finirà, ma se non s'interviene per raffreddare e controllare la casa da gioco della finanza per la maggior parte delle persone le conseguenze del giocare a testa o croce con la vita della gente saranno diventate fin troppo chiare. Solo i partecipanti al gioco d'azzardo della finanza, che saranno sopravvissuti nelle grandi torri per uffici dei centri finanziari del mondo capitalistico, potranno alzare il bicchiere.
Per gli altri, il "secolo americano" si chiuderà dolorosamente e miserevolmente ".
Così concludeva il suo libro " Capitalismo d'azzardo" Susan Strange nel 1986

mercoledì 17 settembre 2008

L'America e il "gratta e vinci".

Se una casalinga spendesse lo stipendio del marito nell'acquisto di "Gratta e vinci", e poi andasse da uno strozzino a farsi prestare il denaro per acquistare la spesa... beh, come minimo, la si iscrivebbe ad una associazione come "giocatori anonimi".
Negli Stati Uniti, invece, personaggi simili alla casalinga in questione, sotto lo sguardo benevolo
di papà Bush e colleghi, hanno ridotto in ginocchio il Paese.
Si parla di richieste di aiuto finanziario alla Cina!
Sì, perchè questa enorme massa di debiti sottrarrà risorse finanziarie all'economia reale, quella che produce beni e servizi. Chi, dopo simili batoste, oserà investire in borsa? Quale sarà l'effetto domino sui mercati finanziari ?
Il fallimento della Lehman Brothers ha già fatto una prima, illustre vittima: la fiducia dei risparmiatori. La seconda si profila all'orizzonte: il crollo del mercato immobiliare, appesantito dall'offerta di immobili venduti per realizzare liquidità.
Inoltre, l'aumento del debito pubblico statunitense, già elevato, che impatto avrà sui tassi d'interesse? E' difficilissimo fare previsioni.
L'economia capitalista è alla frutta?

Patto leonino

Breve premessa:
1. la Lehman Brothers, una delle più importanti investment bank Usa, ha portato lunedì 15 settembre i libri in tribunale;
2. un'altra investment bank, ancora più grande, la Merrill Lynch, è stata salvata dal fallimento dalla Bank of America;
3. la più grande società di assicurazioni del paese, la AIG è alla disperata ricerca di enormi ammontari di liquidità per evitare il fallimento;
4. una decina di grandi istituzioni di Wall Street, riunita d'urgenza dal governo, ha varato un fondo di stabilizzazione di 70 miliardi di dollari che potrà essere utilizzato da qualunque dei dieci che ne avesse bisogno per evitare difficoltà finanziarie nei prossimi mesi;
5. la Fed ha ancora allargato i cordoni della borsa e si è dichiarata disponibile a effettuare iniezioni di liquidità nelle banche commerciali e di investmento, dietro garanzia anche di titoli di bassa qualità, che prima non venivano accettati. Dopo la Fed, le banche centrali europee hanno anch'esse stanziato altri fondi per rifinanziare il sistema, mentre la banca centrale cinese, per la prima volta in tanti anni, ha abbassato, sia pure di poco, il tasso di sconto;
6. il governo, in particolare nella persona del ministro del tesoro Paulson, ha dichiarato la non disponibilità dei pubblici poteri a fornire ulteriori risorse finanziarie e garanzie alle istituzioni in difficoltà, o a nazionalizzarle, mentre si è prodigato in tutti i modi durante gli ultimi giorni per tenere a galla il sistema;
7. il lunedì successivo, le borse mondiali hanno mostrato la loro preoccupazione per la piega presa dagli avvenimenti aprendo e chiudendo in rilevante ribasso e perdendo complessivamente quasi 900 miliardi di euro.
Tra posti di lavoro diretti e indiretti si calcola che circa 100.000 persone tra l'America e l'Europa si troveranno disoccupate.


Abbiamo assistito ai fasti dell'economia di carta e ora assistiamo al suo crollo.
C' è un particolare che m'infastidisce: sarò costretta a partecipare alle perdite senza aver partecipato al riparto degli utili? Puzza vagamente di patto leonino.

Sapete come operavano questi signori? Facevano con capitali prestati, quindi a debito, operazioni rischiosissime, impegando per le stesse, capitali minimali.
Come se, in una fase di crescita del mercato immobiliare, qualcuno versasse 10.000 euro oggi (18/9) per acquistare un appartamento da 200.000 euro con pagamento tra tre mesi (18/12) e lo rivendesse sul mercato, dopo un mese a 220.000 euro, con riscossione 18/12. In data 18/12 incasserebbe 220.000 -200.000= 20.000 euro. Si potrebbe fare anche al ribasso ( prima la vendita e poi l'acquisto).
Impiegando soltanto 10.000 euro, da restituire, e tenendosi un guadagno del 100%.

Facile, non c'è che dire. A patto di azzeccare le previsioni, altrimenti il gioco si ribalta e ci si ritrova a dover restituire un prestito raddoppiato.
Quando nel mercato immobiliare americano si è invertita la tendenza, nel paese di Bengodi si sono spente le luminarie. E hanno cominciato a crescere i debiti. In modo esponenziale.


In modo più complesso, ma partendo da questi presupposti, funziona il mercato dei derivati che è un mercato globalizzato per eccellenza, perchè legato unicamente alla materialità del "sottostante" e quindi trasferibile mediante un'annotazione su un pc. E questa è l'economia di carta che vede crescere solo gli zeri sui libri contabili.

C'erano regole in questo mercato a tutela di quei 10.000 euro, risparmiati da un depositante?
Pochissime e, come ora si può dimostrare dai fatti, totalmente insufficienti a coprire gli operatori.


Anche nel nostro paese, negli anni Settanta, si è ben pensato di modificare la normativa bancaria, lasciando ampio spazio di manovra alle banche che, attualmente, sono libere di fare operazioni che la normativa presedente riservava solo a particolari istituti di credito.
Perchè la normativa garantista è stata modificata?
Perchè avrebbe consentito alle banche maggiori guadagni.
Avete avuto dei vantaggi, voi?
Io, no! E, ora, pretenderebbero di farmi credere che non era prevedibile quanto è successo?
E pretenderebbero anche di accollarmi le perdite?


martedì 16 settembre 2008

Ci sono nipoti che hanno un numero incredibile e soprattutto variabile di nonni. La vita si è allungata, le coppie si sfasciano e si ricompongono. Si creano questi agglomerati che vengono chiamati famiglie allargate.
Il convivente della madre del suo attuale compagno, per per il figlio dil lei
che cos'è?
Per la legge nessuno, ma si sa che la legge interviene a regolamentare gli umani accadimenti con memorabile ritardo, dando valore normativo alle cosiddette "usanze"...
E allora? E allora niente, è un nonno di serie B, al quale ci si potrebbe affezionare anche più che a un nonno di serie A.
Nulla vieta. Eh no, nulla vieterebbe se non subentrassero i limiti dell'umana natura: il senso del posssesso, l'esclusività degli affetti, le insopprimibili antipatie, le differenze. Eh già! le differenze incidono, infastidiscono, rendo difficili i rapporti qualora non intervenga il rispetto dell'altro da sè e quindi della sua diversità.

I rapporti tra suocera e nuora sono stati quasi sempre difficili e, spesso, soltanto la nascita dei nipoti faceva accettare la nuora alla suocera e viceversa. Entrambe madri, si riconoscevano nella fatica, nelle paure e nelle soddisfazioni del ruolo comune che, almeno per i primi tempi, relegava nell'angolo, il marito figlio. Ma ora, avendo a disposizione più nuore e più suocere si potrebbe scegliere? Ma ogni scelta presuppone un'esclusione, e ogni esclusione una lacerazione più o meno profonda, con quale effetto domino in queste situazioni, non è difficle immaginarlo.

Le rivalità, sempre esistite, nelle famiglie allargate esplodono a raggiera, con alleanze che si insturano e si modificano, si rinnovano o crollano. Sì, perchè, in queste contorte situazioni, ci sono i grandi esclusi: qualcuno degli appartenenti al gruppo, spesso, non frequenta e non frequenterà mai qualcun'altro. La moglie tradita, per esempio, il marito fedifrago.

Qual è la modalità di gestione dei rapporti in queste famiglie?
E' una modalità in divenire, perchè la frequenza di queste situazioni è molto aumentata soltanto recentemente. A me, inoltre, stanno insegnando molto i miei nipoti.
Queste due belle creature, infatti, costituiscono il nocciolo duro intorno al quale si coagulano gli affetti. Osservo che accettano tutti, senza pregiudiziali di sorta all'ingresso, e non è poco. Poi, ovviamente, si affezionano soltanto a qualcuno nei confronti del quale scattano affinità.

E poi occorre ironia: gira e rigira è come nella moda, non si inventa più nulla, si ridà spazio a vecchi modelli rivisitati. Due considerazioni: un etnologo non ravviserebbe in questi gruppi una forma moderna di tribù? E poi: sarebbe il caso di valutare con tanta spocchia il concetto di moglie multipla di altre culture? In fondo ogni cultura trova soluzioni diverse a una problematica di fondo comune, perlomeno all'interno della coppia: la fedeltà è una convenzione, supportata da innegabili necessità, ma pur sempre una convenzione. Nella nostra cultura, dove l'infedeltà non è reato ma peccato, le mogli multiple si succedono in ordine di tempo, non convivono. E poi ci sono le eccezioni: mogli di fatto e di diritto che convivono, ma fingendo di non sapere nulla una dell'altra, al riparo di un perbenismo borghese basato su dolorose e spesso inutili finzioni?

Il mondo cambia?
Non tanto quanto potrebbe sembrare...Soprattutto nella terra dei gattopardi.

lunedì 15 settembre 2008

Primo giorno di scuola


C'è un traffico da ora di punta: zainetti, adolescenze brufolose, grembiuli rosa e azzurri danno un'aria di festa alla città. I miei nipoti, sotto il peso degli zainetti nuovi, corrono verso il gruppo dei compagni di classe. L'odore di scuola, mentre entriamo nella classe seguendo il codazzo dei ragazzini e la maestra, mi scende in gola e risale, eruttando ricordi.

Sono di nuovo in un'aula scolastica - penso.
I muri un po' scrostati - non ci sono mai soldi per l'edilizia scolastica e il problema emerge solo quando una scuola, per una scossa di terremoto, si'ingoia un paio di classi - la carta geografica dell'Italia fisica. Carta, sì! perchè la tecnologia che, fuori, tutto travolge, qui si arresta ritraendosi come il diavolo di fronte all'acqua santa. Gli attrezzi del mestiere sono, oggi come allora: carta e matita, gesso e lavagna. Unica novità tecnologica, rispetto alla scuola della mia infanzia, probabilmente la penna biro.


I bambini sono eccitatissimi e si stanno contendendo i posti: i più veloci e prepotenti si sono già piazzati nele posizioni migliori, al fianco dell'amico o dell'amica del cuore. C'è, come succede anche fuori nella vita, qualcuno che rimane solo e si deve accontentare dell'ultimo posto rimasto libero: a un tiro di schioppo dal naso dell' insegnante.


La maestra è già in cattedra: solitaria. Con l'anno in corso si ritornerà al maestro unico e, al di là di alcune rassicurazioni fumose fatte a livello governativo, non si avrà più la possibilità di optare per il Tempo Pieno. Con buona pace delle madri lavoratrici, dei ragazzi che hanno problemi di apprendimento, dei progetti fatti sul territorio e all'interno della scuola che avrebbero richiesto, per la loro realizzazione, la compresenza di più docenti all'interno delle classi.

Da quando sono andata - delusa, arrabbiata e umiliata - in pensione, è la prima volta che rimetto piede in un'aula scolastica e...nulla è cambiato. Usciamo e la voce della maestra
che dice " Prendete il quaderno e scrivete. Giuseppe vieni alla lavagna a..." ci insegue lungo le scale. Quattro piani senza ascensore. Il bidello aiuta un ragazzino handicappato a salire.
" Quieta non movere et mota quietare ".

domenica 14 settembre 2008

Miss(ing) Italia



Sane, future massaie, cresciute a omogeneizzati e orgoglio materno, sculettano squittendo per Salsomaggiore Terme. Il circo di Miss Italia invade la città risvegliandola, con sguardi pseudosensuali e cosce chilometriche, dall'abituale torpore.

Babbo, educazione austro-ungarica, mi vietava di ridacchiare a tavola. Guardando le miss, ho capito. Esibendo le loro grazie, facendo bye, bye ai genitori, mandando baci ai fidanzati - deglutenti orgoglio e imbarazzo - ridacchiano. All'eliminazione, anche se lo sguardo tradisce la delusione, ridacchiano. Ancora. Ma cos'è? Un concorso per il più bel sorriso d'Italia?

Le autorità locali presenziano. Serie.
I vip presenziano. Seri.
A loro spetta valutare: se si divertono, non lo dimostrano. Le miss li osservano sbavanti. Sono quelli che ce l'hanno fatta: sono i famosi!

Mentre le madri incrociano le dita in gesti scaramantici e i vip valutano, loro, le miss, continuano a andare su e giù sulla passerella: sorrisi posticci ingoiano sguardi laidi.

Babbo diceva: "Il riso abbonda sulla bocca degli stolti ".

venerdì 12 settembre 2008

Perchè un blog?

Perchè un blog?

I blogger sono tutti, chi più, chi meno, dei grafomani: gente che ama la scrittura, ma ama anche parlarsi addosso. Fino qua nulla di nuovo. Soprattutto le donne hanno sempre privilegiato la scrittura diaristica, anche perchè non è che avessero molti altri modi per esprimere,con una certa grazia artistica, i loro sentimenti.

La novità risiede in qualcosa di diverso: il blog è, apparentemente, un ossimoro perchè è un diario pubblico, anzi pubblicissimo che viene scritto nella speranza che possa essere letto dal maggior numero possibile di persone.

Quando ero bambina circolavano quadernetti, a uso diario, muniti di chiavetta, che venivano regalati per il compleanno o la Prima Comunione. Ricordo che la sottoscritta passò alcuni giorni a individuare un nascondiglio sicuro, dove celarlo.

E' una valvola di sfogo il diario. Consente che si abbassi, a livelli accettabili, la pressione interna. Senza rompere i marroni a nessuno. E non si potrebbe ottenere lo stesso risultato parlando con qualcuno?

L'età canonica dei diari è l'adolescenza perchè la sensazione di non essere compresi, capiti, soprattutto dai genitori, è una fase di passaggio alla quale nessuno, anche se in maniera diversa, può sottrarsi. Il diario, infatti, si alterna alle confidenze bisbigliate all'amica del cuore, che, molto probabilmente, le divulgherà ai quattro venti. Ma anche il diario - lapsus freudiano - verrà dimenticato, aperto o con la chiavetta accanto o comunque facilmente reperibile, e i suoi segreti diventeranno di dominio pubblico.

Eh sì, un segreto che si rispetti non dovrebbe essere messo per iscritto e tanto meno comunicato verbalmente! Allora è tutta una manfrina usata per comunicare quando le modalità dirette della comunicazione s'inceppano? Per timidezza, per la paura del giudizio, per il timore di non essere accettati per ciò che si é.
E il blogger ha mediamente queste caratteristiche?

Spesso ho sentito dire che il blog consente di comunicare, il che è vero, ma, se la nostra priorità fosse questa, sarebbe sufficiente aprire la porta di casa e... uscire. Pochi di noi abitano sul cocuzzolo di una montagna.

E poi quando scrivi...t'impegni, sei meno sciatto e più concentrato. Anche le cavolate che dici le esprimi con un certo garbo. E per iscritto, non sempre con lo stesso garbo, se scrivi una cretinata qualcuno te lo fa notare. Subito. E, prima ci resti male, poi, impari.

Oltre la porta della nostra casa abbiamo il mondo intero da contattare, con una modalità di comunicazione fatta non solo di parole, ma anche di sguardi e contatti di pelle e odori e suoni e - soprattutto - confronto con l'altro da sè che, però, sfugge al nostro controllo.

La mia sensazione è che la tecnologia, questa sì spaventosamente e prodigiosamente modificata, sia al servizio di un uomo ancora eguale ai suoi progenitori nella paure, nei desideri, nella sua essenza più profonda.

Bastasse un po' di ferraglia dotata di logica consequenziale a modificare il nostro fallace e arrogante cervello...

Ma se anche la personalità del blogger fosse venata di nevrosi perchè ancora adolescenziale, solipsistica, narcisistica e via discorrendo, non ha forse Proust affermato che " I nevrotici sono il sale della terra?"

giovedì 11 settembre 2008

USA: 11/9/2001


Stava lì, lasciando scivolare lo sguardo oltre i finestroni che inquadravano un mare di tetti e finestre che si illuminavano per spegnersi, subito dopo, come un palcoscenico allestito da un regista megalomane.
Stanca prima ancora di cominciare.

La sera prima, lei e il marito erano andati a cena fuori con una vecchia coppia di amici: era stata una serata tranquilla, ma un po' noiosa, ritmata dalle battute di Rod e dalle loro risate. Avevano fatto l'università insieme e si erano sposati, a poca distanza uno dall'altro, i loro mariti. Sembrava si scimmiottassero a vicenda: suo figlio era nato quattro mesi dopo il loro.

Riordinò meccanicamente le carte sulla sua scrivania. Poi, preso un foglietto, scrisse "Ritirare le camicie in lavanderia" e rimase lì, incerta, sforzandosi di ricordare.
Vuoto assoluto! Si stava già rimbecillendo?
Scosse la testa: il tempo stava subendo un'anomala accelerazione: aveva incominciato a andare al trotto, poi - così le aveva assicurato sua madre - sarebbe andato addirittura al galoppo.

Entrò la collega, sbuffando.
" Vado a prendere un caffè, ne vuoi uno anche tu?"
Assentì,distratta.
La collega uscì, chiudendosi la porta alle spalle.

Intravvide un bagliore argenteo, prima che sulla stanza calasse l'oscurità, ingoiata, in un secondo, da un'esplosione: fuoco, fiamme, schiocchi, urla. Un fragore che riempiva l'ufficio, dando voce agli oggetti che, come anomali fuochi d'artificio, salivano verso il cielo, disintegrandosi gemendo, urlando. Come lei.

Era l'11 settembre del 2001. A New York. Stati Uniti d'America.

mercoledì 10 settembre 2008

L'ultima abbuffata

Era arrivata non molto intimidita - forse troppo poco per i suoi gusti - la prima ragazza che suo figlio aveva deciso di farle conoscere. Lei l'aveva invitata a pranzo.
Quel pranzo, in famiglia, rimase memorabile.
All'arrivo del dolce, lei non ebbe più parole per scusarsi.
Quando i due ragazzi se ne andarono, gettò tutto nel pattume, compresa l'illusione, idiota, che ogni situazione potesse essere affrontata con la razionalità.
Le madri sono gelose dei figli? Beh, lei evidentemente sì.

Poi la razionalità riprese il sopravvento: ora quando uno dei ragazzi le faceva conoscere il compagno o la compagna di turno, cucinava in modo accettabile, ma, caso strano, quando venivano a mangiare i figli, la pasta era un pastone inestricabile, l'arrosto bruciava, il pesce, in compenso, era crudo...
E quel baccalà, passato nella pastella e fritto, quella volta al mare con il suo compagno, con il sole che entrava dai finestroni scaldandole la pelle e friggendo anche lei in una panatura dorata?
Anche quel baccalà e quel pomeriggio rimasero memorabili.
E allora?
C'è una relazione tra cibo e amore?

Il linguagggio sembrerebbe sottolinearla: il cibo è spsso fatto "con amore", ci si ciba del profumo, delle parole di chi si ama, il bambino non "ci" mangia, quando ci si sente soli si mangiucchia...
Il vuoto interiore, quello dell'anima, si colma spazzolando tutto ciò che si trova, riempiendosi lo stomaco.
Intorno a noi, basta passare qualche ora seduti al tavolino di un bar, gli obesi, grandi e piccoli, crescono come funghi dopo le piogge d'agosto. Anche perchè il cibo è la droga più facile da procurarsi e, ancora, la meno costosa, mentre l'amore non è in vendita su nessun banchetto, a nessun prezzo.

Ricordava che, per vedersi riflessa negli occhi di sua madre, ne catturava l'attenzione con tentativi di digiuno, che l'appetito di quegli anni, immediatamente, stroncava.
Ma, allora, il Paese era appena uscito dalla guerra, il cibo era cibo punto e basta. C'era stata la fame, quella vera, quella che faceva catturare i colombi sul terrazzo a sua nonna con complicate trappole che la lasciavano sconvolta. Poi, si faceva il brodo e il colombo veniva imbottito con il pangrattato e molti odori, perchè il parmigiano era introvabile e le uova erano una manna del cielo.
Ricordava che, una volta, ne aveva liberato uno dalla trappola, facendo imbestialire suo padre che l'aveva spedita a letto senza cena, per punizione.
Dopo un po' sua madre le aveva allungato un panino di nascosto dal marito e il gusto di quel pane fatto di disobbedienza coniugale, amore materno e colombo arrostito le sembrava di ricordarselo ancora... Come la gente: magrissima; di diete non si parlava. Allora.

Ora, i supermercati scoppiano di offerte alimentari di tutti i tipi e i giornali propongono (impongono?) modelle eteree dagli occhi incavati dalla fame. La società, in cui viviamo, che crea il problema per commercializzare - guadagnandoci - sull'antidoto, ingoia sentimenti, avvelena e corrode tutto ciò che incontra sulla propria strada.

Siamo all'ultima memorabile e, forse, definitiva abbuffata?

venerdì 5 settembre 2008

La seconda notte di nozze.

Ieri sera, ho visto, di Pupi Avati, "La seconda notte di nozze", storia ambientata in un'Italia appena uscita dall'incubo della guerra e ancora disseminata di bombe inesplose.
Albanese dà al protagonista la sua faccia paffuta di uomo un po' bambino: vestito alla meno peggio con corsetto di ferro, elmetto e occhiali da tornitore, più simile nell'aspetto ad un Archimede Pitagorico da fumetti che a uno sminatore, gira per le campagne a far brillare bombe che esplodono in larghi squarci di luce, sottolinati dagli applausi dei bambini e degli adulti.
Non le teme (le bombe, intendo) perchè non teme la morte.
Perchè dovrebbe? Lui è già morto: di solitudine, di noia, di chiacchiere che lo hanno trafitto inchiodandolo a quella malattia della mente che è la pazzia. Ma, ammesso che la sua mente sia malata, la sua anima ha la dolcezza del clima della sua terra, la generosità di chi è in grado di dare senza chiedere, la bontà che soltanto a alcuni eletti è data in dono.
Queste caratteristiche, che facilmente potrebbero renderlo un perdente, gli consentiranno invece una grande rivincita sulla vita e le sue squallide e meschine trame.
Con la forza che gli deriva dal suo candore e dal ritorno della donna da lui amata in gioventù, - che ritrova ridotta in miseria, delusa, imbruttita, appesantita dalla presenza di quell'ometto di poco conto che è diventato il figlio - sgominerà tutti gli ostacolo che potrebbero frapporsi tra lui e la donna che non ha mai smesso di amare.
Film delicato, curato nei particolari, aperto su interni domestici che sanno di rosolio della nonna e lenzuola ricamate a mano, in cui le cattiverie sono chiacchiere di paese e gli imbrogli sanno più di burla che d'inganno, fa riflettere sull 'arroganza, la prepotenza, la volgarità e le ruberie in tutte le loro più raffinate versioni, che travagliano l'Italia di oggi, facendoci quasi rimpiangere il Paese devastato - sì! - dalla guerra, ma ancora pieno di forza, speranza e valori di allora.