mercoledì 13 agosto 2014
Costa tanto poco un sorriso, eppure...
Quanti muscoli dobbiamo impiegare e coordinare per far "fiorire"
un sorriso? Il cucciolo d'uomo non sorride, non sa sorridere, quando viene al
mondo. Impara a farlo per imitazione e tutte le madri ricordano quel primo riuscito tentativo di comunicazione, quel primo incerto, un po' "storto" sorriso dei loro figli. I neonati non sanno nemmeno ridere; sanno soltanto piangere… E' significativo
che si venga al mondo piangendo, già attrezzati a dimostrare il dolore. Per la
gioia c'è tempo: per provarla e successivamente comunicarla condividendola.
Perché in queste prime ore dell'alba, nel silenzio che
precede il giorno, mi è venuto in mente il sorriso? Indovina, indovinello,
maledetto 'sto cervello; anche il sorriso è un fatto muscolare: senza i neuroni
e la dopamina ad attivarli non si cammina, ma nemmeno si sorride… Si cammina
traballando, si sorride storto, come i bambini. La comunicazione verbale si
serve della parola; quella gestuale, la prima che apprendiamo, si serve del
sorriso, degli sguardi e dei gesti.L'orrore e la felicità ci fanno ammutolire o urlare, la potenza
delle parole si esprime al meglio nel gioco dialettico: è legata alla cultura,
al livello d'istruzione, è costruzione più della mente che dell'anima. Invecchiando ho imparato quanto le parole possano essere affascinanti ma anche menzognere e ho finito per osservare, non solo ascoltare, con grande attenzione le persone. Ci sono tanti sorrisi: quelli che impegnano solo le labbra, quelli che si propagano agli occhi, ci sono i sorrisetti (d'intesa), quelli timidi, quelli complici, quelli imbarazzati.
Ripenso al medico che mi disse «E' Parkinson…». Rivedo la sua faccia. Blaterò qualcosa, ma non sorrise.
Nemmeno l'ombra di un sorriso… Muscoli funzionanti, ma anima vuota. Secca, come
un'arancia spremuta. Occhi freddi.
Costa tanto poco un sorriso, eppure…
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