giovedì 29 dicembre 2011

Storia di nebbie e acquitrini (Puntata n° 15 - Seconda parte)

Masticando tra i denti un'imprecazione, Gualtiero, a voce alta, mentre la Rosina riallacciati i bottoni della camicia spariva nello stanzino accanto subito seguita dal ticchettio imperioso dei tasti della macchina da scrivere, esclamò: "Avanti!", assumendo quell'aria meditabonda che, nell'uomo d'azione, simboleggia la riflessione. 
La porta si aprì inquadrando il fisico massiccio del Presidente della società. 
Gualtiero, abbandonata l'aria marziale in omaggio alla gerarchia, gli andò incontro, stupito ma ossequioso, rimanendo impalato di fronte al capo, mentre si chiedeva cosa potesse averlo indotto a presentarsi nel suo ufficio.
"Se vuole accomodarsi... A cosa devo... " borbottò, ma l'uomo davanti a lui lo interruppe. Deciso.
"Siete molto stimato nelle 'alte sfere' ", dichiarò, rifiutando la seggiola che Gualtiero gli offriva.
Seguì un attimo di silenzio; poi, tra il serio e l'ironico, il Presidente esclamò: "Sembra siate un ottimo segugio!"
Gualtiero, rassicurato e inorgoglito dalle parole pronunciate, piegò appena la schiena. In silenzio, in attesa.
L'altro lo guardava, una punta di disprezzo nello sguardo.
"Hanno pensato a voi per un incarico delicato. Molto delicato." commentò.
"Ne sono onorato... " rispose Gualtiero.
"Mia moglie è un'ottima padrona di casa e ha organizzato una cena" aggiunse.
"Quando?" chiese Gualtiero.
"Questa sera; quattro chiacchiere". Poi, mentre la sua voce sembrava subire una qualche forzatura, aggiunse: "Tra amici e, se posso permettermi, portate la vostra - a quanto mi è stato riferito- deliziosa Signora".
Poi, brusco e nuovamente imperioso, "Per il Duce e per la Patria... " borbottò il Presidente, facendo il saluto fascista, prima di voltare la schiena  a Gualtiero e uscire, con evidente sollievo, dall'ufficio.
Nell'aria rimase una traccia lieve di colonia maschile. Di marca.

(continua... )

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