domenica 21 giugno 2009

I Dellapicca (Il Ballo)

Il padrone di casa si fece largo tra gli ospiti che, rispettosi, si scostavano facendogli ala. Un cenno d’intesa con i musicisti e le note della musica si levarono alte a dominare il chiacchiericcio: il salone per un istante sembrò immobilizzarsi, mentre Maria si voltava e Sigismondo, già alle sue spalle, s’inchinava, gli occhi che cercavano una verifica finale di cui il suo istinto maschile non avrebbe avuto bisogno. Le offrì il braccio mentre qualcuno si affiancava: poi, alla luce delle candele, prese il via la danza. Maria era un po’ impacciata ma il Veneziano, a suo perfetto agio, la conduceva con le movenze aggraziate e quasi leziose che quel ballo richiedeva.
La madre di Maria, impacciata ma orgogliosa, mangiava fritòle con il mignolo alzato, sproloquiando con alcuni ospiti che si complimentavano per il costume, ma soprattutto per la bellezza, della figlia mentre, le guance flosce vistosamente arrossate e le mani rovinate dal lavoro in agitazione, si godeva quel momento di gloria che riscattava tutta la sua miserabile vita, ancora incredula per l’invito ricevuto e per l’evidente interesse del Veneziano per la figlia. Di nascosto dal marito, aveva dato in pegno la catenina del battesimo, la fede nuziale e gli orecchini regalati a Maria per la Cresima, ottenendone in cambio una piccola somma che le aveva permesso di far confezionare l’abito della figlia dalla stessa cucitrice che aveva preparato i due abiti più belli della festa. Non aveva badato a spese nella speranza di accalappiare quello che le era sembrato un ottimo partito per la figlia.
“ Siete bellissima questa sera e, se permettete, qui nessuno è in grado di valutare il vostro travestimento meglio di me” e, lasciandole scivolare addosso uno sguardo ammirato, Sigismondo concluse dicendo ” Se vi avessi incontrata a Venezia, vi avrei seguita proponendomi come vostro cavaliere e non avrei avuto occhi che per voi”.
" Perché nessuno meglio di voi..?"
" Perché a Venezia il Carnevaleè un modo di essere, di vivere, è uno sprazzo di follia che il Senato della Repubblica tutela, è rimescolamento di carte nel gioco della vita che concede di essere sotto la maschera ciò che non si è."
Maria lo ascoltava attenta, affascinata.
" Ho visto costumi degni di una regina trasformare per una notte una popolana in una nobile e viceversa" concluse Sigismondo.
Maria arrossì e non rispose, mentre l'uomo, che nella danza incrociava, le chiedeva:
“ Perché la luna? E’ stata una vostra idea?”
“ Perché amo la notte …
“ E il mistero?” lui le chiese, interrompendola.
“ Potreste essere una veneziana “ aggiunse mentre lei gli si avvicinava sfiorandolo per un istante.
“ Perché non una triestina?”
“ La vostra città è una pietra preziosa di valore, ma grezza..”
“ E Venezia com’è?” lei chiese, curiosa
“ Come voi: unica e inimitabile. “
Domande e risposte s'incrociavano tra loro come dame e cavalieri nella quadriglia...
In quel momento la musica cessò e il Moro si fece largo tra la gente seguito da due giocolieri e un acrobata, i campanelli del berretto che tintinnavano, mentre saliva sul palco e dava inizio allo spettacolo. (continua…)

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