venerdì 7 agosto 2009

Romanzo a puntate I Dellapicca

Maria, appena i due uomini si furono allontanati, si rivolse a Teresina. "Allora, cosa ti ha dato?"
Teresina scosse la testa, dicendole:"Nulla! Teme l'ira, se venisse a saperlo, del padrone". La donna davanti a lei la guardò con un'espressione che non riuscì a decifrare, poi, dopo essersi avvolta le spalle nello scialle e averle detto "Bada a Angela", aprì il portoncino e uscì. La servetta borbottando "I xe tuti mati!" salì al piano superiore a svegliare la bambina.
Maria, percorso il vicolo, si diresse verso il porto. Sentiva il bisogno di calmarsi e riflettere in solitudine. Conosceva una stradina, poco più di un sentiero tra i rovi, che scendeva verso il mare concedendo l'accesso a una lingua di terra sassosa dove in primavera fiorivano le ginestre.
Camminò a lungo, di buon passo, il borin che scherzava con i suoi riccioli e le gonfiava la gonna, lasciandosi alle spalle la frenesia di carretti, uomini, merci e velieri del porto. Il mare, alla sua sinistra, riluceva sotto il sole. Alla sua destra pini marittimi si arrampicavano sulla collina tra bianche rocce che inasprivano il paesaggio. Eccolo! Il sentiero si distingueva a stento e scendeva ripido. Svoltò e con cautela incominciò a scendere. La gonna la impacciava e, con gesto deciso, la sollevò avanzando a fatica tra rovi e sassi. Lo scialle s'impigliò in un ramo, strappandosi. Lei sorrise e lo lasciò sventolare come una bandiera. L'avrebbe ripreso al ritorno: era accaldata e stanca, ma si sentiva meglio.
Il sentiero davanti a lei si aprì e Maria si lasciò scivolare a terra, sfinita. Intorno a lei lo stridio roco dei gabbiani rompeva il silenzio. Il mare l'affascinava, facendola fantasticare. A volte si alzava per vedere sorgere il sole o, in albe in cui grigia sfumava la notte, restava alla finestra lasciando scivolare lo sguardo sulle rocce bianche come fantasmi che la luna, primo di scolorare nel cielo, illuminava. Amava quella sua città battuta dal vento, eccessiva nella sua vitalità ridanciana, arrogante ma genuina.
Un rumore turbò la quiete, facendola sobbalzare spaventata. Qualcuno nuotava con ampie bracciate dirigendosi verso la spiaggetta. Pochi minuti e, irreale come un miraggio e altrettanto sconvolgente, emergeva dall'acqua, in un arcobaleno di spruzzi iridescenti, il Moro. (continua...)

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