venerdì 27 novembre 2009

Il corpo batte un colpo (2)

Penso al corpo - quello femminile soprattutto, con la superba simmetria delle sue curve, sfumate, perfette come la linea delle colline sullo sfondo del cielo, la pelle fine, setosa dei vent'anni, la geometria che la storia personale disegna sui volti un po' più maturi, velo a sbiadire la bellezza ma anche accenno a un'individualità che con gli anni si farà inconfondibile - e mi chiedo se sia possibile accostarsi a tutto ciò con angoscia, con sofferenze a volte quasi intollerabili. Sembrerebbe di sì. I canoni estetici che ingabbiano la bellezza sono mutevoli, ma perché virano in una direzione invece che in un'altra? E perché questo vale soprattutto per le donne?
Il corpo maschile che è nell'immaginario femminile l'espressione della forza non richiede un profilo perfetto, ma piuttosto una struttura che questa forza sia in grado di supportare. Forza e attitudine al comando, forse. Penso alle divise militari: cappelli, pennacchi, giacche imbottite, il tutto finalizzato a ingrandire e allungare, a dare maggior presenza fisica in funzione di una maggiore prestanza fisica.
E la donna? La moda femminile è ancora più significativa. Se escludiamo il Settecento con la leziosità dei cicisbei, espressione della decadenza di una classe (quella nobiliare)che la borghesia nascente spazzerà via, l'abito maschile non fu mai d'intoppo all'espressione della forza. Ben diverso risulta l'abito femminile che, indipendentemente dalle variazioni che assume, mantiene intatta una costante: la scomodità, esasperata fino alle estreme conseguenze. Gli esempi si sprecano: gonne lunghe a intralciare il passo, busti stretti fino a deformare la struttura dello scheletro, acconciature arzigogolate a ingabbiare i capelli e a pesare sulla testa. Ma anche i jeans a pelle della mia giovinezza, i reggiseni a balconcino, i tacchi a stiletto da dodici centimetri, lo stivaletto cinese che spezzando le dita del piede dava alle donne orientali quella particolare andatura che veniva considerata seducente. La moda sottintende il riferimento praticamente costante a due archetipi che abitano l'immaginario maschile e femminile. L'uomo seduce con la forza e l'autorevolezza, la donna seduce esasperando i canoni estetici che ne definiscono la bellezza e forse la fragilità.
Fino alle nostre nonne - e per me che sono nata nella Seconda Guerra Mondiale anche alle nostre madri - le donne avevano un obiettivo prioritario: trovare un marito e, subito dopo, avere dei figli. Un destino biologico che diventava destino sociale o tout court, destino. Il femminismo ha cambiato profondamente il mondo femminile: la donna di oggi può scegliere.
Siamo sicuri che possa scegliere?
A livello normativo non è mai stata tanto tutelata (processo breve permettendo), non è mai stata tanto libera di scegliere il proprio futuro, non ha mai avuto a disposizione una tecnologia così perfezionata per modificare il proprio aspetto fisico... Allora perché dal mondo femminile sale quel lamento di fondo, quella insoddisfazione profonda e quel disagio che trovano proprio nel corpo il bersaglio sul quale si infrangono, come onde di tempesta, le contraddizioni femminili?
Le donne oggi studiano più dei maschi e sono libere come i maschi. Ma, a livello lavorativo, hanno le stesse opportunità dei maschi? Direi di no e le "quote rosa" lo evidenziano. A parità di titolo di studio e capacità, verificate con test attitudinali, il datore di lavoro sceglie un maschio. Perché l'eventuale paternità non inciderà sul suo lavoro. Perché anche se non più destino sociale la maternità resta struttura portante della femminilità e il bambino, vero o fantasticato, una realtà con la quale le donne devono fare i conti. Esiste allora una "mistica della maternità"? Esiste un approccio alla maternità diverso da quello maschile alla paternità e molto più coinvolgente. Quindi più colpevolizzante? E in che misura ancora legato a modelli codificati dalla ripetitività di comportamenti indotti?
Ecco che il corpo torna prepotente alla ribalta come corpo materno segnato dalla gravidanza, dall'allattamento che sono o possono essere vissuti come attentati alla seduttività. Ma oggi il corpo materno è attentato anche alla carriera della donna. E quali sono le donne in carriera: quelle che hanno certi requisiti professionali o anche quelle che vengono scelte da maschi potenti soltanto per la loro bellezza? E anche qui è sul corpo che si accendono in modo nuovamente contraddittorio le luci dei riflettori.
Inoltre, mai come al giorno d'oggi tante carriere femminili consentono l'accesso solo alle donne belle o a quelle considerate tali secondo i correnti canoni estetici. All'ultimo concorso per Miss Italia ho visto sfilare ragazze con corpi identici, talmente eguali da sembrare fatte in serie. Ricordo le attrici dei miei tempi, ognuna bella in modo profondamente diverso (la Taylor, la Monroe o Sofia Loren erano diversissime), che della diversità facevano motivo d'orgoglio.
Ampliandosi le possibilità e/o le progettualità femminili nuove contraddizioni sono esplose nelle donne di oggi, mettendoci nella condizione di incominciare a capire le difficoltà che queste ragazze si trovano ad affrontare. Se poi le inseriamo in un contesto storico di crisi economica e le collochiamo in un mercato finalizzato solo al profitto e regolato ancora da comportamenti "pensati" da maschi, forse il loro disagio diventa più comprensibile e meritevole di attenzione. E anche il corpo assume un rilievo, un'importanza e un peso che giustificano la sua collocazione nuova, e il diverso approccio che anche la letteratura, con la sua intrinseca capacità di anticipare i cambiamenti all'interno della società, gli ha riservato.

Nessun commento:

Posta un commento