domenica 25 settembre 2011

Storia di nebbie e acquitrini n°35

Gualtiero entrò nello stabilimento ancora vuoto. Silenzioso. Gli piaceva arrivare prima degli altri, sentire rimbombare i suoi passi, scricchiolare la porta del suo ufficio... Poi, sedersi, aspettando che gli stanzoni della fabbrica si riempissero di gente, in un crescendo di voci e tonfi, e sbuffi, e cigolii. Con pochi gesti precisi raddrizzò alcuni oggetti sulla scrivania e si sistemò comodamente sulla seggiola lasciando scorrere un'occhiata soddisfatta intorno a sé. Sentì l'inconfondibile ticchettio che annunciava l'arrivo della Rosina, un po'affannata, con nello sguardo e nel passo quella voglia malcelata di scappare, di volar via, come un passero su un ramo troppo basso, troppo esposto.
"Sono in ritardo?" balbettò entrando, il maglioncino che già le scivolava dalle spalle, mentre afferrava il grembiule.
"No" rispose Gualtiero, seguendo il profilo di quel corpo sodo di donna che la luce del mattino illuminava,
mentre la sua fantasia maschile già volava e lui immaginava che al maglioncino seguisse la camicetta... Poi, con un fruscio di seta la sottoveste; quella sottoveste che aveva a volte intravvisto - o solo immaginato - in un rapido accavallarsi di gambe.
"No, sono io in anticipo" rispose brusco, recuperando il controllo d sé, mentre un esitante battere di nocche sulla porta dell'ufficio, richiamava la sua attenzione.
"Ah Benedetto sei tu? Vieni, vieni!"
Il ragazzo entrò, un po' impacciato, restando in piedi, il basco tra le mani, davanti alla scrivania. In attesa.
"Siediti e tu, Rosina, lasciaci soli!" esclamò perentorio Gualtiero.
Benedetto si sedette, in silenzio.
"Allora, cosa mi racconti? Hai saputo qualcosa di Primo? E di Giuseppe?"
"No, li ho seguiti all'osteria, ma si sono seduti a un tavolo a parte... " cominciò il ragazzo, al quale Gualtiero non dette il tempo di continuare, interrompendolo con un gesto seccato della mano, mentre borbottava: "Ma non ti sei seduto al loro tavolo... o sistemato accanto, o messo a gironzolare nei pressi... in modo da sentire qualcosa?"
"No" rispose, piccato, l'altro, concludendo "nell'osteria tutti parlavano ad alta voce, e loro sussurravano... e poi temevo s'insospettissero".
"Va bene, va bene, allora continua a seguirli e fammi sapere. Vai,vai... che non ti paghiamo per perdere tempo", concluse Gualtiero, indicando al ragazzo la porta con un gesto eloquente del braccio.
(continua... )

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