giovedì 2 febbraio 2012

A sproposito di noia

"Su, fuori dal letto!" La voce della madre è dura, tutta spigoli e spezzate.
"Non si può dormire un po' di più?" borbotta il figlio.
"No!"
Il ragazzo si alza, strascicando i piedi  si avvicina alla finestra:  fuori tutto è bianco... freddo. Come le piastrelle sotto i suoi piedi nudi.
"Gelerà?" chiede più a se stesso che alla madre.
"Non lo so; è possibile... ma ora togliti dai piedi che cambio l'aria". Con gesti nervosi spalanca la finestra, fa volare le lenzuola e, per un momento, il biancore invade anche la stanza come un cielo sopra le loro teste, un cielo bianco che gli ricorda l'infanzia. 
Pensa spesso al passato chi non ha futuro.
"Passa al Comune: stanno cercando giovani per spalare la neve... almeno farai qualcosa invece di ciondolare per casa tutto il giorno".
"Non è colpa mia se non ho un lavoro" dice.
"Alla tua età, io... "
Non la lascia finire, non vuol sapere altro su sua madre trentenne, sul suo lavoro di stenografa, sul principale che le faceva la 'corte' ma lei niente perché era una ragazza seria perché ai suoi tempi (quelli di lei) le ragazze serie c'erano ancora non come adesso che vanno in discoteca a ballare sul cubo e sanno solo mostrare il culo e le tette rifatte e lei poi si è messa con il magazziniere che era un bravo ragazzo chi avrebbe mai pesato che fosse malato di cuore poco è vissuto il tempo di 'fare' lui che lei ha allevato a suon di sacrifici facendolo laureare in Lettere antiche che lei non sa nemmeno cosa siano... 
A questo punto di solito si concede una pausa per respirare e lui... fila. Se ne va fuori - a lei fa credere di essere in giro per colloqui di lavoro, ma non ci va più. E' inutile, il mondo del lavoro non sa che farsene di un laureato in Lettere antiche. Qualche supplenza, ma ora nemmeno quelle: le scuole non hanno soldi per pagare i supplenti e i ragazzi li mandano a casa o in palestra (quando hanno le palestre). 
Sì, va fuori e cammina. Abbandona la strada asfaltata e raggiunge per viottoli sterrati il fiume: poi si siede e lo guarda scorrere. Sembra immobile, ma scorre, va avanti, andrà avanti fino a quando le sue acque si confonderanno con quelle del mare. Anche lui sembra immobile...
"Che cosa parlo a fare... ?" 
Il freddo della stanza le ha, forse,  gelato la lingua - pensa. Il caldo, in genere,  la zittisce debilitandola. Le stagioni intermedie sono le peggiori, quelle che lei colma di parole. Sempre le stesse.
"Devi trovarti un lavoro: fisso, stabile e..." 
"Una brava ragazza, ma qualcuno dice che sarebbe noioso, scontato" lui conclude, precedendola, e ride, sommessamente, mentre vola giù  e le lenzuola gli danzano intorno confondendosi con il candore luccicante della neve.
(Ogni allusione a fatti, parole, persone ecc. è puramente casuale)

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