venerdì 9 novembre 2012

Le donne scribacchiano, gli uomini scrivono?


Ho manifestato fin da piccolissima una passione divorante per la lettura e il gusto del narrare. Vennero considerati limiti, cattive abitudini da sradicare. Mia nonna mi diceva "Sempre a leger, te diventeà una falilulela". Sperava, come mia madre, che migliorassi con l'età, ma io leggevo di notte, nascosta sotto le coperte, quella lampadina con la pinza attaccata al libro... Mia madre mi iscrisse all'istituto tecnico. Troppo svagata le sembravo e incantata dalle nuvole; mi guardava sconcertata: la preoccupava il mio attaccamento alla zia Maria, quel mio sottrarmi ai giochi con i cugini... ma noi  avevamo molte storie da raccontarci, in quella Trieste piena di vento e in quella casa con troppi fantasmi. I parenti si stupirono quando m'iscrissi a Economia. Una donna, negli anni Sessanta, si sarebbe iscritta a Lettere. Ma si stupirono un po' di più quando mi laureai dopo pochi anni. "Meno stupida di quanto sembrasse" - mormorarono aggiungendo "Cosa se ne farà di una laurea in Economia? Una donna!" Mia madre, alzando un sopracciglio, sentenziò: "Tempo sprecato".
Stavolta ebbe ragione: tre figli in nove anni mi tagliarono le gambe. Optai, obtorto collo, per l'insegnamento. Ricominciai a leggere di notte. La luce accesa, tanto il marito non c'era: girava il mondo, lui. A far carriera, cambiare lavoro, vivere. I figli dite? C'ero io. Sempre un po' imbranata, ma molto materna.
Avevo cominciato a scrivere, sul tavolo della cucina, quando i bambini si addormentavano. Il marito non c'era più; in quel suo vagabondare per il mondo si era trovato un'altra donna. Una che non leggeva, sportiva, giovane. Negli occhi di mia madre un rimprovero muto ma evidente. Attribuiva anche l'abbandono a quell'insana, inutile passione. A ben pensarci la passione per la lettura è una delle poche che ci accompagnano dalle elementari alla tomba, anche perché apparteniamo (noi lettori) a quella strana razza alla quale un libro può cambiare la vita. A me capitò con "Il brutto anatroccolol " Di Andersen  e... ancora aspetto di svegliarmi cigno. Io le parole, come altri le farfalle o le conchiglie, le ho sempre collezionate e spesso, quando non riesco a dormire, alzo muri di parole per difendermi all'angoscia che le ore notturne mi comunicano... oppure costruisco filastrocche sonore come canzoni per rompere silenzi troppo angosciosi...
Spesso "scribacchio", a volte - forse? - scrivo.


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