lunedì 21 gennaio 2013

A chi, a che servono le storie?

La neve contribuisce, e non poco, a conferire irrealtà al paesaggio - penso, mentre appena sveglia lascio scorrere lo sguardo... E' quel momento della giornata in cui i due duellanti, il giorno e la notte, non si scontrano, nemici, ma s'incontrano e s' abbracciano e, come due amanti, si baciano, si stringono uno addosso all'altro, giurandosi eterno amore... E' questo il tempo in cui tutto può accadere: possono fiorire i peschi sotto la neve, si può credere di morire, forse si può morire davvero, si può tornare giovani e diventare vecchi... , perché è questo, non la notte, il tempo della fantasia. La notte è il luogo/tempo dei sogni, sui quali comanda trasformandoli, a suo piacere, in incubi, penetrando nell'inconscio  e saccheggiandolo o lenendo i nostri dolori con illusorie bugie. La notte è teatro, melodramma, commedia, il giorno è verità, realtà, concretezza. Ma è solo quando vero e falso s'incontrano che nasce il verosimile, la materia prima dello scrittore... Strana creatura, confinata a vivere in un tempo/spazio che non gli appartiene (si può afferrare il vento? Cavalcare tra le nuvole?), ma che può  evocare, lo scrittore confeziona "storie". 
A che, a chi servono le storie che inventa?

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