mercoledì 29 maggio 2013

Elena, Laura e il telefonino...

E piove... Cammino su un tappeto  di foglie che l'acqua riduce in poltiglia. Tra alcuni giorni andrò a votare per il ballottaggio. Non riesco a parlare di politica, mi assorda a sufficienza il mare di parole, ben più insistenti della pioggia, che mi inonda da settimane. Incapaci di offfrire soluzioni, i politici offrono parole... tante. Troppe? Come piazzisti, decisi a non darci tregua, reclamizzano sogni mentre noi, elettori tirati per la giacchetta, ci confrontiamo con un presente e un futuro da incubo. Sono andata a votare: io, da donna, il voto  lo vivo ancora come un diritto, più che come un dovere... ma il disincanto che provo mi ronza intorno come una zanzara estiva. Osservo i miei figli, ascolto i loro amici: la politica sembrano averla liquidata. La Politica liquidata!?
Perdere il posto di lavoro è un incubo, trovare lavoro? Un sogno.
Nel mezzo pc e telefonini di ultima generazione.
Ieri a Milano, all'ultimo (telefonino), un iPhone?, mia figlia ha chiesto: "La pizzeria più vicina?" "Lui" ha risposto, con voce da "lei", elencando tutta una serie di nomi e vie... Ignote? No problem! C'è il navigatore, anche se non si chiama "Ulisse"... Io, ad alta voce ho detto: "Oggi sono triste". "Ogni tanto piangere fa bene!" -  ha risposto. No, non mia figlia, il telefonino.
Lei mi ha abbracciata forte, ridendo con quella sua risata squillante...

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