martedì 11 luglio 2017

Still Alice

Mi sono immedesimata nella protagonista di “Still Alice”, in quel suo abbandonarsi a un pianto devastante con il marito, dal quale quasi esige di essere capita e aiutata, ma anche in quello struggente pranzo di Natale in cui lei riesce ancora, pur dimenticando un ingrediente qua e uno là, a gestire l’organizzazione della festa, a esserne l’anima rassicurante di sempre … anche se sa che il prossimo Natale tutto sarà diverso  E peggiore. E lei vorrebbe gestire il cambiamento –  come ha sempre gestito tutto   - ma sa che non sarà possibile … Emergono, nel film, la forza e la debolezza femminili in tutta la loro potente e inossidabile normalità. La malattia, che tutto travolge e deforma, si arrenderà soltanto davanti al potere dei sentimenti: la tenerezza dell’amore materno, il tepore della pietas, la complicità affettuosa della vita passata insieme al marito. In questa forza del “sentire”  e quindi vivere le proprie emozioni Alice, la protagonista del film, sarà fino alla fine del durissimo percorso che l’aspetta, “still Alice” …

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