sabato 2 maggio 2009

Scrittura femminile

C’è una scrittura femminile? Da contrapporre a una maschile? Chi scrive si travasa nella scrittura calandosi in qualunque personaggio: donna , uomo, assassino o folle, per coglierne tutte le peculiarità. Sto pensando a un personaggio letterario come quello di Anna Karenina di cui Tolstoy traccia un ritratto minuzioso e impeccabile sotto tutti i profili. Come ci sarà riuscito? Studiando, osservando la realtà femminile, ma è probabile si sia confrontato anche con la moglie. Le emozioni non hanno genere: il dolore o la rabbia sono eguali per uomini e donne. Diverso profondamente è l’approccio alla sessualità, nonostante siano crollati certi tabù, e la pillola renda sicuri i rapporti sessuali. La valenza che la donna attribuisce alla sessualità prevede un maggior coinvolgimento emotivo e affettivo, portandosi dietro aspettative di maternità, fantasticherie che per il maschio o non esistono o sono più sfumate. E questa differenza credo emerga nella scrittura. Più facilmente un uomo descriverà una scena di sesso, e nel farlo non penso possa essere più di tanto turbato all’idea che il suoi figli potrebbero leggerla. Diversa ritengo sia la posizione di una scrittrice perché, se la paternità è conseguenza logica della sessualità, la maternità è qualcosa che alla sessualità si contrappone, almeno nell’immaginario femminile che sussurra o madre o donna rendendo i due ruoli non facilmente conciliabili. La paternità arricchisce l’uomo senza distoglierlo dl lavoro, anzi spronandolo a conseguire maggiore sicurezza economica per il figlio. La donna vive prima di tutto un cambiamento fisico, un coinvolgimento di pelle e anima che la costringe a fare i conti con la malinconia del dopo parto, il senso di colpa che si accompagna alla ripresa del lavoro, l’attentato alla propria seduttività che l’allattamento, le nausee, il vomito in gravidanza non possono non costituire. La donna per questi motivi è meno aggressiva nei confronti della professione, perciò la maternità entra in rotta di collisione con la carriera, soprattutto in un paese come il nostro, inzuppato di mammismo e nella fase attuale del ciclo economico, caratterizzato da elevata disoccupazione.
La scrittura femminile tende a privilegiare il vissuto intimo che fa da contraltare alle vicende della Storia, la donna generalmente combatte su altri fronti, senza il fucile o le bombe a mano, combatte per salvare un figlio dalla droga, per tirare avanti la famiglia se rimane vedova, scannandosi a curare i propri vecchi, facendo l’equilibrista su quel filo senza rete che è il suo tempo quando lavora e si occupa della famiglia, tutta, gatto compreso. E di questo, spesso, scrive: con passione, in tono minore o urlando tutta la sua rabbia.
Personalmente non privilegio una scrittura rispetto all’altra: privilegio la bravura, la sensibilità di coloro che scrivono, perché l’arte non ha genere.

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