martedì 26 maggio 2009

Servi e padroni

Sulla tv di Stato, ieri sera, è andato in onda uno spettacolo inquietante. Oggetto del contendere: la rispettabilità del Presidente del Consiglio al quale il Paese, attraverso la stampa ancora libera, chiede formalmente di rispondere a una serie di domande.

Come giudichereste vostro nonno, ragazzi, se allungasse le mani sulla vostra amichetta minorenne? E se, pescato con le dita nella marmellata tuonasse "Tu non sai chi sono io!" Semplicemente patetico, immagino, ma qui il discorso è diverso: il presidente è sì patetico, ma è anche, e soprattutto, pericoloso.
Per il Paese.

Si sgretola la finzione abilmente impostata a tavolino, dietro a un alter ego carismatico e vincente si nasconde un omino piccolo, piccolo...e il riferimento non è alla statura.

Il codazzo dei servi ringhia, intimidisce, offende e mente, ma cosa ci si può aspettare da un servo? Che dimostri autonomia? Dai loro sondaggi è emerso il bisogno "dell'Uomo della Provvidenza"? E loro lo hanno confezionato, nulla di più facile nell'era dell'immagine. Ma l'icona si è incrinata, si è intravisto qualcosa di sinistro e il codazzo dei servi si è spaventato, diventando a sua volta patetico fino ad affermare la purezza del rapporto dello sfatto presidente con tale Noemi vattelapesca.

Il sipario si abbassa sull'elenco dei disastri del Paese, sulla miseria dei disoccupati, sui fallimenti delle piccole imprese, sulle chiusure dei negozi, inquadrando un farneticante Pannella, uno spaventato Ezio Mauro, un - devo dire - corretto Franceschini e le facce squallide dei servi, imitazioni mal riuscite del padrone.

Che tristezza, ragazzi!

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