giovedì 23 luglio 2009

Nomen omen

Era superstiziosa e nello sguardo che si fissava insolente sull'interlocutore affiorava spesso una muta domanda, come se l'essenza ultima delle cose le sfuggisse, oppure percepisse il sapore del mistero nel mondo che la circondava. Senza un briciolo di mistero vivere sarebbe stato troppo difficile: l'imponderabile concatenarsi di una serie di circostanze insensibili al suo controllo avrebbe potuto fare fallire qualunque sua iniziativa o, esporla, brutalmente e suo malgrado a un impensabile successo...Quindi quel suo senso del mistero, il suo riferirsi a un arcano incomprensibile le permetteva di non assumersi mai la totale responsabilità di ciò che faceva. Aveva iniziato a scrivere con quel cognome importante, assurdo, che molti, quasi a alleggerirlo, pronunciavano con l'accento sulla prima sillaba mentre lei, pazientemente rettificava, pronunciandolo con l'accento sulla seconda sillaba. Si sprecavano le domande idiote nelle quali veniva tirato in ballo l'autore dell'Iliade e dell'Odissea. A scuola aveva dovuto sopportare ironie pesanti, mentre fioccavano altre domande senza senso sull'origine della famiglia e lei sentiva che quel cognome non le era stata assegnato dal caso. Nomen omen, un destino già segnato? Quanto a fantasia non le mancava certo, ma, a dirla tutta, fino a quel momento le aveva causato incredibili guai, dovuti alla sua marcatissima sbadataggine che le aveva complicato a dismisura la vita. Sua madre, nel tentativo di renderla meno svagata le aveva imposto studi tecnici e una laurea in Economia e Commercio che, nonostante fosse stata conseguita nei tempi regolamentari, non aveva ottenuto i risultati sperati. Lei era nata per raccontare storie e la vita l'aveva portata per mano, attraverso svolte apparentemente casuali, a quel bivio. Aveva svoltato a destra - e sì che era sempre stata di sinistra! - e era finita tra le braccia della Scrittura, come un morto di sonno in grembo a Orfeo.
E, ora, viveva per scrivere, anche se - grazie alla mamma! - non scriveva per vivere.
"Omero?"
"Sono io" rispose e gli occhi pesti le brillarono, curiosi, nel grigiore indistinto di quella giornata invernale.

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