venerdì 24 luglio 2009

Romanzo a puntate I Dellapicca

Borbottando tra sé e sé, l'uomo camminava veloce lungo la stretta via del ghetto, gettando rapidi sguardi alle sue spalle, quasi temesse di essere seguito. Alzato lo sguardo, identificò la casa che cercava e bussò, rispondendo a bassa voce a chi, dall'interno, chiedeva chi fosse.
" Sono Amos, aprite: ho una notizia urgente per il Rabbi".
La porta si schiuse e una donna lo accompagnò fino allo studio dove, dopo aver bussato, venne fatto entrare.
" Felice di rivedervi, so che siete appena arrivato in città " e, dopo una misurata pausa, il vecchio concluse "con la Capinera".
" Vi porto il Moro su un piatto d'argento, anzi, a voler considerare la mercanzia che contiene la stiva della sua nave e che il sottoscritto ha inventariato, d'oro", rispose l'altro, agitandosi a disagio sotto lo sguardo del Rabbi.
" Il Moro è tornato di sua volontà: sappiamo - da uomini - quanto potente possa essere il richiamo esercitato da una donna...Non ha fatto la scelta migliore, ma la più prevedibile si! E, ora, spiegatemi il motivo della vostra visita, a un'ora così insolita".
" C'è un compenso..."
" Per che cosa?"
" Io so molte cose sul Moro".
E il giovane Amos tacque, saggiando l'effetto delle parole appena pronunciate sull'altro, ma il Rabbi, del tutto indifferente, sembrava interessato soltanto all'alone dorato che il lume disegnava sulla scrivania.
" Non vi interessa sapere che..." e la voce di Amos, che stava salendo d'intensità, assunse un timbro acuto e sgradevole che sembrò infastidire il vecchio, inducendolo a intervenire interrompendo l'altro, mentre accompagnava le sue parole con un gesto inequivocabile di commiato.
" Ho il Moro, ho la mercanzia. Mi mancano, in questo momento, solamente il silenzio e l'isolamento necessari per le mie preghiere".
Amos uscì borbottando dalla stanza dietro a quella figura di donna che si era materializzata nel buio e che lo condusse alla porta, accomiatandosi con un " Portate i miei saluti a vostra madre. Sarà felice di rivedervi" e, mentre già si chiudeva il portoncino,
" Bentornato in città e che il Signore vi protegga".
L'uomo, stizzito, borbottando qualcosa tra i denti, a lunghi passi nervosi, girò all'angolo allontanandosi lungo le vie del ghetto, mentre quel pensiero " Mi vendicherò" gli attraversava il cervello tanto da impedirgli di notare la donna chegli veniva incontro lungo la strada.
" Bentornato Amos "
" Scusatemi Yael, non vi avevo vista" e, pronunciando queste parole, lo sguardo gli cadde sulla bambina che la donna portava in braccio. Osservò stupito il contrasto tra gli occhi azzurri e le caratteristiche negroidi che conferivano una bellezza tutta particolare alla creatura che si nascose, intimidita, tra le braccia della madre.
" Che splendida figlia..." borbottò, mentre la donna, salutandolo, gli rispondeva:
" Il Signore è stato generoso con me", allontanandosi in fretta e stringendosi addosso la bambina quasi a volerla proteggere da un immaginario pericolo.

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