domenica 9 agosto 2009

Romanzo a puntate I Dellapicca

Balzò in piedi e gli corse incontro, allungò le braccia e strinse a sé il nulla. Sconvolta, confusa, Maria fece ancora qualche passo, il terreno che, di colpo, sprofondava sotto ai suoi piedi. L'acqua le arrivò alla gola, mente gli abiti, inzuppati e pesanti, la trascinavano verso il fondo. Sprofondò e l'acqua l'avvolse, come in un acquario. L'istinto di conservazione e l'immagine della figlia la spinsero di nuovo, boccheggiante, con la testa fuori. Ingoiò aria, acqua, gli occhi che le bruciavano, mentre annaspava muovendosi scompostamente, combattuta tra il desiderio di lasciarsi andare, smettere di lottare e la voglia di vivere. Poi, tutto scomparve e una coltre nera le calò sugli occhi, mentre il suo corpo fluttuava leggero e i capelli si allargavano intorno a lei sfiorandole il volto, avviluppandosi intorno al collo quasi volessero imprigionarla o proteggerla.
"Si sta svegliando..."
"Sst! Parlate piano..."
"Grazie a Dio!"
Questa era la voce di Teresina, ne era sicura. Aprì la bocca per parlare e il dolore al basso ventre la trafisse. Confusamente ricordò la sensazione di soffocamento, l'acqua. Allora non era morta. I morti non soffrono, oppure sì? Aprì un occhio e vide Teresina e il marito. Accanto a lui un uomo che conosceva...Chi era? Eppure l'aveva già visto. Lo speziale, ecco chi era.
"Teresina" mormorò e la ragazza si chinò.
"Maria che cosa hai fatto?" Era la voce di Sigismondo, ma diversa. Non sembrava nemmeno la sua voce. Si avvicinò e le prese una mano.
"Cerca di dormire ora. Hai bisogno di riposare".
Lei annuì, era troppo stanca per rispondere, e ripiombò in quel suo mondo nero, buio come la notte più profonda che, stranamente, non la spaventava.
Sigismondo chinandosi verso Teresina le disse:"Vegliala tu per un paio d'ore. Poi, svegliami. Sono stravolto, ho bisogno di riposo. Tra qualche ora ti darò il cambio. Lo speziale è ottimista: anche se ha perso il bambino, se la caverà".
La ragazza annuì e, abbassato il lume si sedette accanto al letto. Sentì parlottare i due uomini alle sue spalle, poi la porta si aprì richiudendosi con un tonfo attutito.
Da un campanile giunse un rintocco di campana. Lugubre.
Poi sulla stanza calò il silenzio. Il volto di Maria, pallidissimo nella luce fioca sembrava quello di una morta e Teresina si chinò più volte per sentirne il respiro, borbottando tra sé e sé confuse preghiere e domande senza risposta. Fuori la notte avvolgeva la città in un'oscurità che solo le luci sulle barche dei pescatori al largo, spezzavano, baluginando fioche come fiammelle sulla nera superficie del mare.
Il Moro, ignaro, dormiva nella sua cabina sulla Capinera, cullato dal rollio del veliero.
(continua...)

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