venerdì 18 settembre 2009

Tutto è diverso, ma nulla è cambiato

C'era una volta un mondo piccolo dove si nasceva e moriva nello stesso posto, parlando lo stesso dialetto e vedendo dalle finestre di casa lo stesso panorama. Lasciando tra le dita solo la polvere impalpabile del tempo, fluivano nascite, comunioni, matrimoni e morti. Chi nasceva in terre bagnate dal mare nulla sapeva delle montagne che soltanto i racconti dei foresti, arrivati da lontano a narrare di terre inarcate come dorsi di puledri imbizzarriti, confusamente disegnavano davanti ai loro occhi. I confini del proprio mondo ingabbiavano rassicurando. Ma la fantasia, che non accetta confini, spaziava e l'uomo sognava: di varcare gli oceani e di volare. E i sogni si concretizzavano in scoperte che cominciavano ad allargare i confini del mondo permettendo al bipede implume di percorrerlo su cavalli d'acciaio sempre più perfezionati e veloci.
Nasceva e si sviluppava la tecnologia.
Milioni d'informazioni e migliaia di parole, in tutte le lingue e dialetti del mondo, scorrevano sulle autostrade del nulla, veloci come la luce, passando di bocca in bocca. Un sapere sempre più ampio e condiviso: tutto e di tutti. Infranti i confini ognuno poteva ormai cavalcare a briglia sciolta. Era un cantastorie? Avrebbe narrato per il mondo. Ma qualcosa cambiava, la voce dei cantastorie veniva ingabbiata, messa sotto chiave, catalogata. Spenta. Rispuntavano i confini, a tradimento. Il bipede implume, corazzato d'acciaio e titanio, non era cambiato dentro: coltivando lo stesso misero orticello, allungava sull'orto del vicino gli stessi invidiosi sguardi. E, anche se non si gareggiava più per la zucca più grande e si usavano marchingegni più raffinati per inquinare la gara e falsare i risultati, nelle sue mille squallide facce saliva sul podio ai posti più alti, osannato dal popolino che nemmeno si accorgeva di essere turlupinato, il potere. Sempre lui, a far capire al mondo che tutto è diverso, ma nulla è cambiato.

1 commento:

  1. Uno sguardo sul passato che è presente e minaccia di diventare futuro, ha un'amarezza malinconica che non ti conosco. Finchè ci saranno donne come te, Lalla, che sembrano fragili ma hanno fatto dell'intelligenza arguta e informata la loro corazza, a tracciare i profili incerti di questo nostro mondo con la voce chiara e forte, la rana non si addormenterà nell'acqua del pentolone credendo di poter sognare, per finire invece cucinata nel suo brodo...un abbraccio

    RispondiElimina