La libertà viene data per scontata quando c'è, un po' come la salute. Poi però succede qualcosa - un simbolo leghista imposto all'interno di una scuola, tanto per dirne una - ed ecco che scatta dentro di noi una sorta di allarme, un disagio che fa accapponare la pelle. Cosa sta succedendo o - ancora più inquietante come domanda - cosa succederà?
In un film di Marco Risi, Fortapasc, una frase "Ci sono i giornalisti, giornalisti, e... gli altri" mi fa scorrere di nuovo un brivido sulla pelle, mentre mi chiedo come sia possibile vivere in un Paese dove si muore per avere scelto di fare bene il proprio lavoro. L'attacco forse più pericoloso è alla madre di tutte le libertà, quella d'informazione. E Santoro, giornalista che non s'inchina al potere, che dà voce alla rabbia, alla paura, all'umiliazione accendendo i riflettori sulla parte in ombra del nostro Paese, quella invisibile, non solo non viene premiato - come dovrebbe accadere in ogni paese civile - ma viene punito.
La verità, cibo per stomaci forti, sorella siamese della liberta, poiché l'una non può esistere scissa dall'altra, è ormai diluita, triturata, ridotta in poltiglia da una informazione che deve rassicurare, tenere calmi gli indigeni.
Raramente come in questo momento l'unione può e deve fare la forza. La spaccatura all'interno del sindacato, il lancio di uova contro le sedi sindacali sono l'espressione di una guerra tra poveri che sta perdendo di vista i veri responsabili della crisi. Mentre gli operai riempiono le strade di striscioni colorati e di rabbia, i banchieri in doppio petto si defilano e - lungi dal ricominciare a speculare su cambi e titoli - continuano a spostare miliardi da una piazza finanziaria all'altra per incrementare i loro profitti. Perché nessuno li ha fermati, perché
per fermarli dovrebbero essere emanate nuove leggi a tutela del risparmiatore, perché per fermarli dovrebbe essere ripristinata una normativa di controllo sull'esercizio del credito... Perché nel nostro Paese siamo fin troppo impegnati a emanare nuove leggi, finalizzate al controllo sì, ma di uno dei tre fondamentali poteri la cui indipendenza garantisce la tenuta della democrazia, il potere giudiziario.
E allora ben vengano a farci scattare n piedi, come la platea di Annozero, le parole di una delle più belle canzoni di Gaber, la libertà è... partecipazione!
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