venerdì 2 marzo 2012

Storia di nebbie e acquitrini (Puntata n°24 - Parte seconda)

Girato l'angolo, Gelindo si rilassò. Intorno a lui, protettiva, la notte respirava.
Se la spassa, il De Bosi, si diverte:  lui e la sua bella moglie se ne vanno a festeggiare... Ma non sarà per molto! E' arrivato il momento che la preda si faccia predatore. E' uno precisino il De Bosi, sui suoi spostamenti si potrebbe regolare l'orologio: scelta tattica poco accorta. Evidentemente si sente sicuro, molto sicuro. E' l'arroganza tipica dei fascisti, è il loro punto debole... Il Professore aveva parlato anche della possibilità di rapire la moglie. Ma sarebbe stato difficile gestire un rapimento... e organizzare successivamente uno scambio di prigionieri politici. La città sarebbe stata rivoltata e passata al setaccio: troppi rischi, troppi problemi. Dovremmo fare come i fascisti hanno fatto con Primo: un colpo e via! E che il diavolo se lo porti! - pensò, stringendo i pugni e accelerando il passo.
Gelindo era un giovane operaio, incaricato di seguire Gualtiero, di tallonarlo e spiarlo, senza trascurare gli spostamenti della moglie, anche se il Piano 2, che prevedeva il rapimento, non aveva riscosso grande entusiasmo tra i compagni.
Gualtiero di solito si spostava a piedi, e senza scorta, ma quella sera era arrivato a casa in macchina. E con la moglie, vestita molto elegantemente. Erano andati a una festa, ma dove, da chi? La coppia conduceva una vita riservatissima: lavoro e casa. Al volante della macchina un autista gallonato, non un fascista in camicia nera. Non c'erano in giro molte famiglie in grado di permettersi simili lussi. Avrebbe discretamente indagato.
Era ormai giunto nel suo quartiere e la stanchezza e la tensione accumulate nella giornata cominciavano a farsi sentire. Percorso  l'ultimo tratto di strada, dopo essersi accertato di non essere seguito, s'infilò veloce nell'androne, appena illuminato da una luce fioca che ondeggiava davanti a un'immagine sacra.
Sospirò e respirò a pieni polmoni, togliendosi il  basco in segno di rispetto prima di affrontare le scale. Quell'immagine dolente di donna, con un bambino tra le braccia, gli ricordava sua madre, e  anche se i compagni lo prendevano in giro, lui, nei momenti difficili qualche Ave Maria, tra i denti, la borbottava, intercalata da non rari 'smadonnamenti'.
E la recitò anche quella sera, contento di avere riportato a casa la pelle. Quanto alla coerenza - pensò, introducendo la chiave nella toppa - vada all'inferno e si porti dietro il De Bosi e tutti i fascisti!
"Sei tu Gelindo?"
"Sì, mamma dormi, dormi... "
Ancora qualche fruscio e la notte e il suo silenzio ripresero il sopravvento.

(continua... )

Nessun commento:

Posta un commento