venerdì 20 luglio 2012

Quest'anno non sono riuscita a parlare di Falcone e Borsellino.

Quest'anno non sono riuscita a parlare di Falcone e Borsellino. Mi sarebbe sembrato di aggiungere tradimento a tradimento. Per questo mondo sono morti? Per lasciare campo libero a una mafia ancora più potente, generalizzata, assimilata e quasi digerita da una società... E qui mi fermo: incerta. Che società è quella in cui viviamo, che mondo rappresenta questa realtà che ci circonda? Falcone è stato ucciso quando ha ficcato il naso in quelle cattedrali del (nuovo) potere che sono le banche; Borsellino  ha pagato con la vita la scoperta che per i potenti era, ed è, più conveniente allearsi che combattersi. Le conseguenze di questa alleanza sono sotto gli occhi di tutti. Comandano i banchieri, dilaga il furto, è il momento dei ladri e dei furbi. Gli ideali vengono sbandierati solo nel corso degli incontri ufficiali o delle commemorazioni di coloro che,"servitori dello Stato", vennero trattati come servi. E, ora che non fanno più paura, anche se è stato necessario ricorrere al tritolo per eliminarli, si possono collocare ghirlande di fiori e tesserne le lodi, colmando  di parole altisonanti quel silenzio, colpevole, che accompagnò i loro ultimi giorni di vita. 
Non ho bisogno di commemorazioni per ricordarli.

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