L'avevano licenziato con una lettera secca, una frase buttata là e quella parola esubero che lo assimilava a qualcosa che deborda, trabocca... infastidisce. Aveva infastidito anche Mariuccia che l'aveva lasciato. Da quel giorno stava al bar, come si conviene a un esubero. A disturbare la gente, con qualche bicchiere di troppo in corpo tanto per illudersi che potesse essere anche divertente veder scivolare i giorni dietro il vetro sporco del bar e capire che era tornata l'estate, solo perché il barista al tè aggiungeva il ghiaccio, senza che lui lo chiedesse.
Quella mattina il bar lo aveva accolto bardato di luminarie: in un angolo un pino di plastica dalla luce intermittente e festoni sbilenchi a sottolinearne lo squallore.
"Dato che sei qui a non far nulla, ti vestiresti da Babbo Natale? Ne cercano uno al supermercato all'angolo... Devi stare lì, sorridere e raccogliere le lettere dei bambini. Magari qualcuno ti allunga pure qualcosa".
Accettò più per noia che per bisogno.
Due ore dopo raccoglieva letterine, strizzando l'occhio ai bambini e, già che c'era, pure alle madri, mentre la gente passava e spesso nemmeno si accorgeva della sua presenza, strattonando i bambini che invece lo notavano subito.
Il giorno dopo stessa storia, ma la cosa più incredibile fu ricevere un compenso per il "lavoro" svolto e, in aggiunta, un cestino in omaggio.
Quando uscì dal supermercato, faceva freddo. Era la vigilia di Natale e lungo la via si abbassavano le serrande dei negozi. Incrociò un collega, bardato rigorosamente di rosso, che batteva i piedi sul selciato per riscaldarsi. Era vecchio e grasso; in mano teneva una frusta. "E' per le renne, non sono abituate al traffico... ma ci sei già tu. Me ne torno a casa, ormai sono un esubero! Mi hanno licenziato" gli disse, mentre lui lo guardava interdetto. "Cristo, devo aver bevuto troppo" pensò, l'occhio sulle renne che scalpitavano, infastidite dalle macchine che strombazzavano aggirandole.
Lo ritrovarono il mattino seguente, togliendo gli addobbi che incorniciavano l'ingresso del supermercato: morto di freddo, un panettone accanto e la bottiglia di spumante da poco prezzo vuota sull'asfalto. Tonin, accorso dal bar vicino, scuotendo il capo disse: "Da quando aveva perso il lavoro si era messo a bere e era andato giù di testa. Diceva che avrebbe dovuto togliersi dai piedi, perché per lui non c'era posto. Era di troppo: era un esubero"
Un bellissimo racconto, complimenti. Anche a me piace scrivere, ma non so a chi!
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