Monsieur le Président c'è una generazione, quella dei trentenni, che stretta tra illusione e delusione, impotente, sta invecchiando. Un lavoro, un figlio, una casa nascono nell'immaginario come sogni: se sono realizzabili diventano progetti, altrimenti... illusioni, chimere nelle quali ci si perde e sperde.
A vent'anni, si sogna, Monsieur le Président, a trenta si progetta e realizza.
A questi ragazzi qualcuno ha scippato i progetti, li ha, come "La Bella Addormentata nel Bosco" immobiizzati, bloccati in una gabbia laboritiana senza via d'uscita. Chi risponderà di questa strage? Chi salirà sul banco degli imputati a rispondere di questo massacro? La colpa è della globalizzazione che ha dirottato il lavoro nei Paesi dove salari e stipendi sono più bassi? Oppure è delle banche e delle società finanziarie che hanno introdotto i prodotti derivati innescando una crisi finanziaria senza precedenti? Ma non potrebbe essere addebitata ai governi dei Paesi occidentali che hanno smantellato la normativa di controllo dell'attività bancaria? Oppure, in ultima analisi, è del mercato e della sua ingordigia e... La colpa si spalma su un numero di soggetti sempre più ampio e immateriale: tutti colpevoli, nessun colpevole. E' un discorso che non le suona nuovo, Monsieur le Président, vero?
Lasciamo stare i colpevoli, urge pensare ai colpiti? Benissimo, qual è la ricetta sua e del suo governo per uscire dalla crisi? Lo Scudo Fiscale? Il Ponte sullo Stretto appaltato alla stessa società che ha costruito l'Ospedale de L'Aquila? Con la considerazione che si ricomincia a considerare i colpevoli, ma per premiarli. Chiudo! Con grande preoccupazione e tanta amarezza!
Nessun commento:
Posta un commento