E'una domanda che, come un messaggio in bottiglia lanciato in mare, ogni tanto borbotto o scrivo sul mio blog, con ormai solo una vaga speranza di ottenere risposta. Dove sei finita Babsi Jones? Dove picchi sui tasti di un pc le tue storie? Cosa scrivi, cosa hai scritto per l'Otto marzo? Hanno tentato di imbrigliare, zittire, soffocare la tua voce... Perché? Tu che sai cos'é l'ingiustizia, tu che della diversità conosci il sapore esaltante e il veleno che nasce dall'invidia di chi è uguale agli altri e a essi legato da un patto di uniforme mediocrità, perché sei scomparsa?
A una figlia femmina dare in dote la genialità è... E' volere troppo? Troppo cosa? Genialità é potere o si traduce in potere? E' spendibile sul mercato, ha una quotazione, è barattabile? Noi donne siamo poco adatte a questi giochi e poco pratiche di potere.
Il potere se non lo sai gestire ti stritola, ti fa a pezzi, ti ingoia. Che Paese è quello in cui arriva prima l'invidia - come un'avanguardia di paracadutisti in guerra - e poi il plauso, ma un sussurro appena, una bava di vento? Per distrarre. Per permettere di colpire a fondo, per sempre e senza possibilità di errore. Fra i tanti quotidiani colpi che questo Paese in cui vivo mi allunga a tradimento c'è anche questo: l'avermi privata del piacere di leggerti e della possibilità di seguire la tua evoluzione artistica e le tue scoperte nell'esplorazione di quella terra senza confini che è la scrittura...
Restano le tue parole, resta il tuo lucido reportage dell'orrore e dall'orrore, resta la voglia di sapere quello che non si può non intuire.
Resta, incrollabile, la speranza di rivederti e/o risentirti, riconoscere prima o poi da qualche parte la tua scrittura, quella modalità narrativa che azzanna e morde e urla, ma sa ritrovare in dolcezza tutto ciò che brucia in furore.
Ciao Babsi e, anche se in ritardo, auguri per la Festa delle Donne...
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