Mentre me ne sto qui, in queste giornate ancora piene di luce, a pensare - che molto d'altro ormai non riesco a fare - mi vengono in mente i disoccupati, sì proprio loro. Li immagino come una lunga fila di persone, a testa china, incollati l'uno all'altro: in attesa. Cosa aspettano e cosa pensano? Come vivono, o meglio, come non vivono i disoccupati? Si alzano tardi perché si addormentano tardi, tardissimo... guardano film che la TV trasmette a ore impossibili, tanto loro non sono stanchi: sono soltanto angosciati e quindi cercano di distrarsi, ma invece di addormentarsi, sfiniti dal lavoro quotidiano, davanti alla solita pappa americana tutta eroi ed effetti speciali, incominciano a vedere film di pregio. E' una televisione che era loro sconosciuta, che all'inizio li fa un po' sbadigliare, ma poi... Poi iniziano a pensare, con fatica si staccano dal pensiero ricorrente e angosciante che domina il loro cervello, quel posto di lavoro perduto diventato nel ricordo simbolo di un Eldorado da sogno. Guardano film intelligenti e scoprono di avere un cervello anche se per molto, forse troppo tempo, lo hanno ignorato: al punto di credere a un ometto che snocciolava bugie come una mitragliatrice proiettili, al punto di credere che la crescita economica sarebbe stata inarrestabile, il posto di lavoro sicuro, ricchezza e benessere a portata di mano. Capiscono di essere stati ingannati, sfruttati e poi "gettati a mare" come la zavorra di una nave in un mare in tempesta. Lo sconforto diventa rabbia, si colora di umiliazione mentre scatta l'invidia, esplode la collera. A volte a farne le spese sono figli e mogli, oppure i genitori, dai quali si è ritornati per avere un tetto sulla testa, instaurando convivenze impossibili. Si oscilla tra la depressione che uccide e la rabbia che fa uccidere. Serpeggia la ribellione, lievita come un dolce appena infornato. Una generazione fatta a pezzi apre gli occhi sul deserto che l'avidità dei padri ha lasciato in eredità ai figli. I progetti, i sogni si rivelano illusioni, pure illusioni, si vive all'insegna della provvisorietà, si naviga a vista, come navi nella nebbia. Nemmeno i più ottusi potrebbero pensare a una crisi congiunturale: è in atto un cambiamento epocale la cui portata è imprevedibile, anche se qualcosa sembra emergere dalla nebbia.
Sarà un mondo più povero, molto più concorrenziale: un mondo nel quale l'America e l'Europa faranno i conti con la Cina, l'India e altri paesi emergenti, altre culture... Sarà un passaggio di consegne morbido o strideranno cupe le armi? Il potere non si concede, né si cede. Si conquista, si strappa a chi lo detiene.
Speriamo che i nostri giovani, obbligati a smettere la tuta, non indossino la divisa... Sarebbe l'ultimo schiaffo del Potere a una generazione che ha già pagato un prezzo altissimo.
Speriamo che Leone, Coppola, Monicelli, Rosi, Scorsese e Cimino, in quelle lunghe notti davanti alla TV, abbiano insegnato loro qualcosa.
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